Microspie per le vie della città| Il voto "inquinato" di Palermo - Live Sicilia

Microspie per le vie della città| Il voto “inquinato” di Palermo

Si è allargata l'inchiesta partita dalle dichiarazioni di un pentito su Fabrizio Ferrandelli.

PALERMO – Un’inchiesta nell’inchiesta che potrebbe svelare un grande scandalo elettorale. Ci sarebbero state irregolarità su irregolarità nella raccolta delle firme per le liste delle ultime elezioni comunali di Palermo.

I pubblici ministeri indagano ormai da tempo sul presunto voto di scambio con Cosa nostra contestato a Fabrizio Ferrandelli in occasione della tornata amministrativa del 2012.

È successo qualcosa, però, nelle ultime settimane che ha spostato le indagini fino al giugno scorso, quando i palermitani sono tornati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Ha vinto, come nel 2012, Leoluca Orlando che ha avuto la meglio su Ferrandelli.

Quel qualcosa di nuovo è saltato fuori dalle microspie piazzate dai carabinieri. L’ipotesi iniziale partiva dal racconto del pentito del Borgo Vecchio, Giuseppe Tantillo, il quale ha sostenuto che Ferrandelli avrebbe comprato un centinaio di voti.

Accusa respinta, punto per punto, dal candidato de “I Coraggiosi”, che si presentò all’interrogatorio in Procura, accompagnato dagli avvocati Nino e Sal Mormino, con una serie di documenti che certificherebbero la sua trasparenza.

Da allora, e cioè dallo scorso gennaio, silenzio assoluto. Nessun altro passaggio investigativo in una vicenda che sembrava passata in secondo piano. Evidentemente i carabinieri si muovevano sotto traccia.

Ora si scopre che c’è un’inchiesta nell’inchiesta a cui lavorano, fianco a fianco, in pm della Direzione distrettuale antimafia Salvatore De Luca e Caterina Malagoli e quelli che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione, Sergio Demontis e Claudia Ferrari. Un inchiesta che non riguarderebbe solo Ferrandelli.

La regolarità del voto sarebbe stata turbata. Emergerebbero ipotesi di liste presentate con firme false (reato già contestato in precedenza a 14 fra deputati e attivisti del Movimento 5 Stelle), documenti raccattati chissà come e favori ricambiati con il denaro.


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