“Complotto per far vincere il M5S” | Ma è solo il suicidio dei partiti - Live Sicilia

“Complotto per far vincere il M5S” | Ma è solo il suicidio dei partiti

Il deputato Nuti: “Si sono già infiltrati nel movimento?”. In realtà vanno verso la sconfitta a causa di vecchie liti e nuove faide.

Verso le regionali
di
4 min di lettura

PALERMO – Dopo Roma, ecco la versione sicula del “complotto”. Una strategia, lucida e perfida, insomma, per far vincere alle prossime elezioni regionali siciliane il Movimento cinque stelle. Come a Roma, anche in Sicilia, ad agitare lo spettro del “complotto” è un esponente dello stesso Movimento cinque stelle. Anzi un ex esponente. O per meglio dire, un esponente “sospeso” dal partito perché implicato nella vicenda giudiziaria delle cosiddette “firme false”. “È abbastanza evidente, finora, come i partiti, in Sicilia, abbiamo deciso di far vincere il M5s”, ha scritto su Facebook Riccardo Nuti, che per la storia delle amministrative palermitane del 2012 (quando lui era il candidato sindaco grillino) è stato rinviato a giudizio.

Per Nuti è “evidente” che dietro i guai dei partiti c’è una strategia chiara, chiarissima. Quale? Fare vincere i pentastellati, appunto. Che nel frattempo, nella propria formazione-tipo (Di Maio-Di Battista-Cancelleri) stanno girando in lungo e in largo l’Isola proprio per provare a vincerle queste elezioni.

Ma per Nuti c’è altro. Dietro i guai del centrodestra e del centrosinistra potrebbe nascondersi di più: “Pensare – insiste infatti – sia incapacità o difficoltà sarebbe ingenuo. Pensare ad una sottovalutazione del voto in Sicilia sarebbe da novizi. I finti litigi interni, i balletti su primarie sì, primarie no, i tanti candidati (e spesso di livello basso) per sparpagliare i voti ricordano lo stesso teatrino adottato, poco più di un anno fà, a Roma. A questo punto – ecco l’inquietante quesito del parlamentare nazionale – c’è da chiedere loro: perché? Avete infiltrato così tanto il m5s per poter continuare a mantenere intatti, o quasi, i vostri interessi e attivare la strategia del gattopardo? I vostri Marra locali sono già pronti o cos’altro?”. Ecco, siamo persino oltre il complotto. Secondo Nuti, infatti, pezzi dei partiti tradizionali si sarebbero già “infiltrati” nel Movimento, per continuare a tutelare i propri, vecchi interessi.

Una tesi certamente affascinante. Che dovrebbe, però, partire da un presupposto fondamentale, ossia la forza dei partiti e persino una specie di “regia unitaria” in grado addirittura di imbastire questa recita delle faide e delle liti interne. La verità probabilmente sta da un’altra parte. E in qualche modo, il Movimento c’entra. Di fronte a una probabilissima vittoria grillina, infatti, i partiti stanno provando a reagire, in ordine sparso e in modo spesso assai confuso.

Intanto, hanno provato a creare “coalizioni ampie” e “larghe alleanze”. Sarebbe questo, per molti dirigenti sia di centrosinistra che di centrodestra l’antidoto contro la quasi certa vittoria grillina. Un progetto però che si sta rivelando fallimentare, ovunque si guardi. Perché le coalizioni “larghe” vanno a pescare anche guai e problemi ignoti ai Cinquestelle, tradizionalmente in corsa con un’unica lista. I problemi, cioè, legati alla necessità di mettere d’accordo storie e mondi diversi, di gestire ambizioni e pretese personali.

Nel centrosinistra ecco le aspirazioni di alcuni dirigenti del Pd, la voglia di riprovarci di Crocetta, il ruolo di Orlando, il rapporto tra le sinistre e Alfano, il mal gestito “caso Grasso”, tutto concorre a rendere esplosiva la situazione da quel lato.

Lo “strappo” nel centrodestra tra i sostenitori di Armao e Musumeci, invece, la voglia di riprovarci dello stesso leader di Diventerà Bellissima, i rapporti tra i partiti di destra e Alfano, le divisioni del 2012 che ancora pesano, le divisioni tutte interne ai partiti (a cominciare da Forza Italia), la gestione dei rapporti tra dirigenti locali e nazionali, il ruolo degli uomini vicini a Cuffaro, rende sempre più probabile una replica del 2012: quando la coalizione andò divisa con due candidati (Musumeci e Armao) e lasciò il campo libero a Crocetta.

La storia si ripete, insomma. E il “complotto” così appare come qualcos’altro: il suicidio dei partiti che da un lato litigano oggi come allora, dall’altro raccolgono i frutti del sostegno alla fallimentare esperienza del governo Crocetta. Non a caso, del resto, a guardar bene nessuno di questi partiti sembra avere voglia di mettere la faccia. Troppo alta la probabilità di sconfitta, per scegliere spontaneamente di perdere “in prima persona”. Più utile affermare, il 6 novembre, che a perdere è stato un esponente “civico” e non un dirigente del Partito democratico. Più utile spiegare, il 6 novembre, che la sconfitta è dovuta alla testardaggine di qualcun altro. Alle solite, prevedibilissime divisioni che non hanno regia. Che sono solo il segno di una caduta irreversibile.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI