PALERMO – Si è rischiato lo scontro, stamani ai cancelli della raffineria di Gela, tra lavoratori dell’impresa dell’indotto “Turco costruzioni”, che da 15 giorni bloccano i cancelli della fabbrica per il licenziamento di 36 loro colleghi, e i dipendenti dell’Eni ai quali, sin dall’inizio dello sciopero, viene impedito di andare a lavorare. Il tentativo delle forze dell’ordine di creare un corridoio protetto per permettere l’ingresso in fabbrica, a piedi, del personale del “diretto” è cessato sul nascere perché nessun lavoratore ha inteso rischiare la reazione degli edili in lotta, che per la seconda giornata hanno avuto al loro fianco le mogli e i figli.
Il vescovo della diocesi, Rosario Gisana, incontrando ieri sera le maestranze in lotta, aveva richiamato i protagonisti a fare in modo che la giusta lotta non si trasformasse in “guerra tra poveri”. Le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno avuto un incontro con il prefetto di Caltanissetta, Maria Teresa Cucinotta, per per individuare la possibilità di collocare presso altre ditte i 36 operai licenziati della Turco costruzioni, considerata la disponibilità che sarebbe stata espressa da alcune aziende dell’indotto. A pochi giorni dalla seduta consiliare monotematica che si terrà venerdì, un vertice per fare il punto della situazione si è svolto in municipio tra il sindaco di Gela, Domenico Messinese, i dirigenti Eni della raffineria, i rappresentanti di Assindustria e Federcoop, i parlamentari della zona e il presidente del consiglio comunale. Assenti i sindacati che hanno definito superflue queste riunioni. (ANSA).