Erano la banda delle "truffe romantiche": 18 indagati - Live Sicilia

Erano la banda delle “truffe romantiche”: 18 indagati

Le vittime sono state raggiunte in svariati paesi europei ed extraeuropei
SPOLETO
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PALERMO – Coinvolgevano le vittime in legami affettivi virtuali sui social network, per indurle a versare denaro che poi utilizzavano per acquistare beni di vario genere, come automobili, materiale edile e condizionatori: al termine di una indagine della polizia, coordinata dalla procura della Repubblica di Spoleto, 18 persone sono state indagate su tutto il territorio nazionale, per i reati di truffa, ricettazione e riciclaggio, legati alle cosiddette “truffe romantiche”.

Stamani il personale della polizia di Stato ha dato esecuzione ad altrettanti decreti di perquisizione. Il giro di affari sarebbe stato di oltre un milione di euro in due anni.

Gli accertamenti, avviati dopo la presentazione di numerose querele da parte delle vittime di truffe romantiche e di altri reati, hanno consentito di delineare una rete criminale – riferisce la questura di Perugia – articolata su due livelli: il primo, fortemente gerarchizzato e prevalentemente radicalizzato nei Paesi dell’Africa centro occidentale, si occupava di creare falsi profili sui social al fine di adescare le vittime; il secondo, costituito da decine di persone deputate al riciclaggio del denaro, aveva l’incarico di mettere a disposizione i propri conti o di reclutare chi fosse disposto a fornire, talvolta inconsapevolmente, il proprio conto per far confluire le transazioni illecite in cambio di una percentuale.

Le vittime sono state raggiunte in svariati paesi europei ed extraeuropei.

In caso di loro rifiuto a versare le somme richieste, gli indagati sarebbero arrivati ad mettere in atto vere e proprie estorsioni, minacciando le stesse di pubblicare foto e video intimi, o di conseguenze legali.

I proventi venivano poi smistati sui diversi conti correnti ed utilizzati per l’acquisto di beni di varia natura che venivano spediti verso la Nigeria all’interno di container.

La questura sottolinea il decisivo intervento del servizio di polizia postale e delle comunicazioni, anche tramite l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale (Europol ed Interpol). Altrettanto preziosa – viene evidenziato – è stata la collaborazione di Poste Italiane e di istituti di credito.

Le indagini sono state svolte dal centro operativo per la sicurezza cibernetica Umbria anche con la collaborazione dei centri operativi di molte altre regioni.


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