Esiste un'alternativa a Crocetta? |Anche i sindaci assediano il Palazzo - Live Sicilia

Esiste un’alternativa a Crocetta? |Anche i sindaci assediano il Palazzo

L'Anci sicilia, guidata da Leoluca Orlando, ha battezzato ieri il proprio "movimento politico territoriale". Una proposta che punta a dare voce ai problemi concreti delle città. La "rivolta" nei confronti del governo e della politica regionale arriva dalle strade?

PALERMO – Un nuovo “movimento politico territoriale”. I contorni dell’identikit sono al momento ancora vaghi, ma quello che sta nascendo tra le pieghe (e le piaghe) di una Sicilia martoriata, immobile e sull’orlo di un disastro, si propone come l’alternativa a Rosario Crocetta. Ma esiste davvero un’alternativa al governatore di Gela, alla sua parentesi alla guida di Palazzo d’Orleans?

Una risposta intanto arriva dal basso. Dalla polvere delle strade di paese, in qualche caso. Dal fango delle provinciali franate. Voci raccolte ieri all’hotel Politeama di Palermo, dove si è svolta una iniziativa dell’Anci Sicilia, l’associazione nazionale dei Comuni dell’Isola. “Il prossimo 21 Aprile, – ha annunciato il vicepresidente dell’associazione, Paolo Amenta – nella grande Assemblea regionale che abbiamo convocato a Caltanissetta, decideremo se continuare a dare fiducia a questa politica o trasformarci in quel movimento politico territoriale che i cittadini reclamano. Di certo, come abbiamo più volte ribadito, – ha aggiunto – non staremo a guardare con le mani in mano che si dia l’estrema unzione a questa terra che invece vuole rinascere”.

Un movimento politico. Amenta lo dichiara e lo mette nero su bianco, senza titubanze. E ovviamente non può passare in secondo piano il fatto che a guidare l’associazione sia un esponente politico, appunto, come Leoluca Orlando. È lui l’alternativa a Rosario Crocetta? È, l’Anci, una vera, nuova forza politica? O quantomeno l’embrione di qualcosa che potrà nascere? Il momento, certamente, è tra i più propizi nella recente storia politica dell’Isola. Il governo regionale è debole. Boccheggiante. Eterodiretto da Roma nelle questioni economiche, al limite del “ricatto politico-amministrativo”: “O fai come diciamo, o non chiudi il bilancio”. È stato oggetto, negli ultimi mesi di una batosta dopo l’altra da parte degli organi di controllo: a turno il Tar, il Cga, l’Ufficio antifrode europea, la Procura e la sezione di controllo della Corte dei conti, la stessa Procura di Palermo hanno censurato l’operato di Crocetta e dei suoi strettissimi collaboratori in giunta e nei dintorni. Mentre qualcuno, via via, si defila: dalla Confindustria siciliana ai sindacati. Mentre la stessa immagine del governo appare scalfita da qualche “incongruenza” sul piano della giustizia e persino dall’iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda delle assunzioni a Sicilia e-Servizi.

Così, già qualcuno “fiuta” la possibilità che la “mossa dei Comuni” possa avere effetti immediati anche a livello regionale. “Fa bene il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, – ha detto ad esempio il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone – a puntare il dito contro certa politica, incapace di agire per il bene dei cittadini, come ha dimostrato di essere quella espressa dal governo della Regione siciliana e dalla maggioranza che lo sostiene. Orlando dovrà al tempo stesso essere onesto e preciso nell’indicare chi ha responsabilità di governo e chi invece ha un ruolo di opposizione. Ci uniamo dunque – ha aggiunto – all’allarme lanciato dal primo cittadino di Palermo, auspicando che gli amministratori regionali, la politica che governa la Sicilia, scelgano finalmente la via del buon senso”. Ma nelle parole dei sindaci, nemmeno la politica dei palazzi sembra risparmiata. Nemmeno quel Palazzo dei Normanni che ha troppo spesso declinato l’idea di “parlamento” in quella di “luogo delle chiacchiere”, utili a prolungare la permanenza tra gli scranni dorati di Sala d’Ercole. Mentre dietro la porta dei sindaci i cittadini chiedono spiegazioni, urlano, protestano. Una condizione che, sommata al malaessere generale di lavoratori, impiegati, commercianti e imprenditori, sembra poter far configurare una “coalizione degli scontenti”.

E nel documento sottoscritto ieri dall’Anci si è messo, non a caso, le mani nel “cuore” del problema. Cioè nello sfacelo generale dell’Isola. I sindaci hanno evidenziato, intanto, la necessità di arrivare, finalmente, all’approvazione di una legge sull’acqua pubblic oltre che a un vero Piano di gestione dei rifiuti “che prescinda – scrivono i sindaci – dalle discariche e soprattutto dagli inceneritori, ma che piuttosto parli esplicitamente di differenziata e che si lega alla realizzazione in Sicilia del Piano dell’Impiantistica Pubblica regionale, vedi le piattaforme per il compostaggio e per la differenziata”.

Forte, poi, l’esigenza una velocizzazione “della Riforma istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città metropolitane”. Un ultimo punto, questo che suona anche un po’ surreale, visto che la scadenza dell’ultima proroga ai commissariamenti è dietro l’angolo (mancano due settimane) e il ritardo del governo in questo settore è evidentissimo e a tratti imbarazzante, se si pensa agli annunci televisivi del governatore di due anni fa: “Abbiamo abolito le Province”. E invece, il disastro legato al ritardo nel trasferimento delle competenze dal vecchio ente ai liberi consorzi è sotto gli occhi di tutti. Ma soprattutto dei sindaci, appunto, come abbiamo raccontato in un articolo di pochi giorni fa: strade impercorribili, scuole senza riscaldamenti, rifiuti a invadere le vie, lavoratori senza un futuro ancora chiaro. E insieme a loro, tante famiglie, raccontano i sindaci, “sull’orlo del baratro” e per le quali servirebbero interventi reali di lotta alla povertà.

Infine, nel proprio documento, l’Anci sferra un attacco all’”anima”di questa esperienza di governo regionale, chiedendo di dare priorità alla “lotta alla mafia non con l’antimafia di facciata ma aiutando e sostenendo la produzione di ricchezza e la creazione di posti di lavoro”. Ironia della Storia, ovviamente, che capovolge tutto. Meno di trent’anni fa, nella categoria dei “professionisti dell’antimafia” spiccava proprio quel sindaco, dipinto con urticante lucidità da Leonardo Sciascia. Quel Leoluca Orlando che oggi guida la “rivolta” delle strade verso il Palazzo. È davvero, può davvero essere lui l’alternativa a Rosario Crocetta?


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