PALERMO – Le contraddizioni della vittima hanno finito per renderlo un testimone inattendibile. Cade l’accusa di tentata estorsione. Il Tribunale ha assolto Vincenzo Vella. Non fu lui a chiedere il pizzo a Benedetto Giuliano, titolare di un panificio di Corso dei Mille. È stata la deposizione di quest’ultimo a non convincere il collegio presieduto da Piero Falcone.
Per la verità non aveva convinto neppure i legali di Addiopizzo e Libero futuro. Le associazioni antiracket, che ne avevano raccolto la denuncia, hanno sentito puzza di bruciato e hanno rinunciato al mandato difensivo.
Giuliano denunciò che gli uomini del racket si erano fatto vivi nel 2005. Non ne conosceva il volto né il nome, però. Quattro anni dopo, guardando le foto degli arrestati di un’operazione dei carabinieri, disse di avere riconosciuto in Vella il suo aguzzino. Da qui l’accusa di tentata estorsione con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra. Vella, ex Pip, ha sempre respinto le accuse. Non si era recato in quel panificio di corso dei Mille e neppure conosceva il titolare.
Il mese scorso il colpo di scena: Vella si è presentato in aula con la fotocopia di cinque assegni per un totale di venti mila euro. Erano firmati dal fratello di Giuliano, che è un collaboratore di giustizia. “Strano che la vittima si rivolga al suo carnefice per negoziare i titoli di credito”, ha tuonato il difensore di Vella, l’avvocato Tommaso De Lisi. “È stato lui a proporsi di aiutarmi – ha spiegato Giuliano – chiedendo in cambio il ritiro della denuncia”. In ogni caso tra i due, secondo Addiopizzo e Libero Futuro, erano intercorsi rapporti inaccettabili durante delicate fasi processuali. Alla fine il Tribunale deve avere creduto all’imputato e lo ha mandato assolto.