Europee e 'Fattore C' | Cosa succede ora? - Live Sicilia

Europee e ‘Fattore C’ | Cosa succede ora?

Analisi e prospettive del dopo voto.

Semaforo russo
di
4 min di lettura

Smaltiamo velocemente l’ubriacatura dovuta alle cifre e alle percentuali delle elezioni europee e concentriamoci, piuttosto, su alcuni dati di fatto in ombra nel dibattito post elettorale e su un fattore, parimenti lasciato in ombra, che io chiamerei “Fattore C”, intendendo per C il premier Giuseppe Conte.

Cominciamo dai dati di fatto. Primo. Si sono svolte elezioni europee, non politiche, pertanto gli assetti dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato rimangono immutati. Il M5S ha la maggioranza relativa nei due rami del Parlamento e dentro il Consiglio dei Ministri.

A bocce ferme non si può prescindere dai grillini. Però, immagino una tale obiezione, si deve tener conto del 34% appena raggiunto brillantemente dalla Lega. E’ vero, ma ciò influisce sulle strategie dei principali protagonisti in campo, tuttora alleati (non è un dettaglio), rispetto all’effettiva volontà di mantenere in vita il governo, non sulle dinamiche parlamentari circa l’attuazione e i modi d’attuazione del famoso “contratto”.

Secondo. A proposito dello sfolgorante 34% dei leghisti. Avere conquistato 9 milioni di voti è uno straordinario risultato, ma stiamo parlando del 34,27% sul 56,10% di votanti con un’astensione del 43,90%. Su 51 milioni di aventi diritto al voto la Lega becca poco meno del 20%. Dunque, è indiscutibilmente il primo partito ma non degli italiani la cui quasi metà è rimasta comunque a casa, a dispetto dei rosari, dei selfie e delle felpe di Salvini.

Alle elezioni politiche la musica cambia, alle urne si reca normalmente tra il 73 e l’80% degli elettori. Invece, è così quando si perde, la debacle del M5S produrrà subito degli effetti politici dentro il movimento stesso. Il calo dei consensi è troppo vistoso, accade in una fase di rilevanti divisioni interne e punisce la totale mancanza di identità dei pentastellati dinanzi al contrasto continuo con Salvini. Imporrebbe, anzi, le dimissioni di Di Maio.

Terzo. Vista la geografia del nuovo Parlamento europeo in cui sovranisti e populisti sono in minoranza (sarebbe stato ancora peggio se prevalenti) l’Italia “salviniana” avrà parecchi problemi. Sulle politiche economiche in atto, per esempio, non sarà concessa alcuna indulgenza. Paletta rossa sulla dilatazione del debito pubblico e sul temuto sforamento del rapporto deficit/Pil. Un rapporto, il 3%, che forse potrebbe ricevere delle deroghe se si mettesse finalmente in moto la crescita attraverso gli investimenti e bloccando il fiume della spesa corrente esondato con reddito di cittadinanza e quota 100.

Noi, al contrario, “vantiamo” una crescita vicina a un modesto 0,2%, abbiamo aumentato la spesa, aumentato il debito e bloccato tutti quei provvedimenti finalizzati all’avvio delle grandi opere pubbliche e degli innumerevoli cantieri sparsi per il Paese. Speriamo in una collaborazione sui migranti, Salvini la cerca davvero? Ho qualche dubbio.

Passiamo al “Fattore C”. Cosa succederà adesso? Il governo tirerà avanti? Come? Cadrà? Con quali prospettive? Intanto, il premier Giuseppe Conte ha già comunicato che non intende procedere facendosi massacrare. A beneficio di chi auspica nuove elezioni, magari tra i leghisti per tirarsi fuori da un contesto economico-finanziario negativo, in peggioramento, e per capitalizzare nazionalmente il risultato europeo, ricordiamo che solo il Capo dello Stato può decretare elezioni anticipate a seguito di sfiducia o dimissioni del presidente del Consiglio.

Lo può fare, inoltre, dopo avere verificato la mancanza di un’altra maggioranza. Siamo sicuri che in Parlamento non sia rintracciabile una diversa maggioranza politica oltre che numerica? In realtà, il deciso recupero del PD, avvertito quale unico argine alla Lega, la progressiva scomparsa di Forza Italia (con una linea Gustav in Sicilia) e la buona affermazione di Fratelli d’Italia potrebbero indirizzare verso l’interruzione traumatica della legislatura. Forse però, complice lo spread in rialzo e complice il M5S, con una transizione attraverso un governo tecnico o istituzionale per depotenziare la Lega. I due azionisti di maggioranza, Lega e M5S, magari manterranno il patto (complicatissimo, non sono d’accordo su nulla) ma potrebbe a un certo punto non volerlo mantenere a ogni costo Conte indisponibile a cuocere a fuoco lento sulla brace dei dissidi permanenti.

Se il presidente del Consiglio dà le dimissioni, qualcuno potrebbe convincerlo a rassegnarle se il clima si invelenisce con gravi ricadute sul fronte economico e della credibilità internazionale, il governo cade, indipendentemente dai calcoli di Salvini e Di Maio. A volte, si sa, anche le formiche s’inc…zano. Del resto, sia Conte che Tria, e mettiamoci pure Moavero Milanesi, tutto desiderano tranne di passare alla storia nelle vesti di affossatori dei conti pubblici, dell’aumento dell’Iva, del taglio di servizi essenziali per carenza di risorse e dell’isolamento in Europa. In conclusione, dobbiamo gettare adesso uno sguardo che vada ben oltre il 26 maggio ormai alle spalle, guardare alla neo Commissione europea, al Quirinale (se la situazione politica si inasprisce) ed entrare nei meccanismi tortuosi della politica nostrana in cui l’impossibile può diventare improvvisamente possibile, esattamente come fu per l’attuale governo giallo/verde.


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