Razza: "Convinciamo la gente a votare. FdI? Crescerà ancora"

Le Europee di Razza: “Convinciamo la gente a votare. FdI? Crescerà ancora”

La candidatura, l'inchiesta, Stancanelli: ma non solo

CATANIA – L’agenda di Ruggero Razza è già fittissima. Non solo incontri qua e là per la Sicilia ma anche un orologio scandagliato da chi chiede di incontrarlo: “Non deve sembrare una stranezza, io l’ho sempre fatto. Mica solo ora che sono in campagna elettorale”. Lo scacchiere di Fratelli d’Italia ha fatto le sue mosse e ratificato le sue scelte a proposito delle candidature per le Europee.

E l’ex assessore regionale alla Sanità ha già cominciato la sua corsa allacciando ben strette le scarpe, volendo prendere in prestito una frase del suo padre putativo politico Nello Musumeci.

Quindi, alla fine, l’ha spuntata Ruggero Razza.
“Mica è una corsa o una partita di calcio! Io ho dato mesi fa la mia disponibilità perchè pensavo che in un momento così importante per l’Italia, per la Sicilia e anche per Fratelli d’Italia, ogni dirigente dovesse mettere a disposizione il lavoro che ha fatto e cercare di portare consenso al nostro partito. Un partito che ha una classe dirigente in Sicilia di grande valore, con l’imbarazzo della scelta nel comporre una lista competitiva”.
 
Il capogruppo alla Camera di FdI, Manlio Messina, ci diceva che non ci sono correnti all’interno del partito. Ci sono due candidati etnei, l’altro è Giammusso, per le europee: non sono due differenti correnti che si fronteggiano?
“Ha detto benissimo Manlio Messina: esiste un solo leader che è Giorgia Meloni e ognuno di noi ha il dovere di mettersi a disposizione del proprio territorio, con la competenza e le capacità che ha maturato”.
 
Eppure, inevitabilmente è una competizione nella quale ci si misurerà in termini di preferenze.
“Ma guardi, siamo anzitutto tutti legati da rapporti di amicizia. E, in alcuni casi, anche da una militanza comune che è cominciata da ragazzi. Se poi penso al nostro eurodeputato uscente, Giuseppe Milazzo, con lui abbiamo lavorato a inizio della scorsa legislatura, posso dirle che so bene come rappresenta il suo territorio con impareggiabile entusiasmo. Sarà certamente una bella campagna elettorale nella quale ognuno darà il suo contributo. Con lealtà, perché a destra si fa così”.
 
Ruggero Razza da cosa parte?
“Anzitutto, dall’impulso a far crescere in Sicilia la voglia di partecipare al voto. Non dobbiamo nascondere il sentimento di disaffezione che potrebbe portare addirittura ad una partecipazione al di sotto del 40%. Eppure ci troviamo in una situazione nella quale proprio in Europa verranno prese tante decisioni che finiranno col cambiare, in un senso o nell’altro, la vita di ognuno di noi. Penso almeno a due passaggi fondamentali”.
 
Quali?
“Il presidente del Consiglio dei Ministri ha puntato, strategicamente, ad un protagonismo dell’Europa nel Mediterraneo e in Africa. Tutto ciò significa per la Sicilia centralità economica, rilancio delle infrastrutture, approvvigionamento energetico, riconversione di alcuni dei nostri asset industriali. Che si traduce in crescita economica e, dunque, occupazione. C’è poi un’altra grande questione che è quella legata all’utilizzo dei fondi comunitari. Noi in Sicilia sappiamo qual è il peso delle risorse che vengono dall’Europa: lo ricordano i nostri imprenditori e i nostri agricoltori; lo sa il mondo del sociale e quello della pesca. Capire cosa si vorrà fare già dai prossimi mesi con la preparazione dei prossimi Piani è fondamentale. Si dovrà decidere se la strategia di allargamento ad Est dell’Europa determinerà per noi una riduzione di investimenti o se riusciremo a mantenerne gli attuali livelli: più sarà forte l’Italia, più si allontanerà il rischio di perdere risorse”.
 
Pare assodato che anche la Meloni scenderà in campo.
“Lasciamo che il premier comunichi la sua scelta. Chi sostiene che i leader non dovrebbero scendere in campo alle elezioni Europee, commette un errore soprattutto in relazione al presidente del consiglio”.
 
E perchè? 

“Perchè la forza che l’Italia saprà esprimere in Europa sarà anche legata al risultato elettorale del partito principale del governo, ovvero Fratelli d’Italia: quindi è interesse nazionale che il partito del presidente del consiglio abbia una grande forza in Italia per poter incidere di più in Europa. Giorgia Meloni sta dimostrando una leadership fortissima a livello internazionale”.
 
Che mappa geografica del centrodestra verrà fuori, qui in Sicilia, dopo le Europee?
“Io sono convinto che il centrodestra avrà un buon consenso, che è legato – me lo lasci dire – anche ad anni di buon governo. Oggi il centrodestra in Sicilia raccoglie i cinque anni di grande lavoro del presidente Nello Musumeci e li sta portando avanti con l’azione del presidente Schifani, che per fortuna opera in condizioni diverse dalle nostre degli anni scorsi”.



Quali condizioni, scusi?
“Noi ci confrontavamo con un Governo contro e con l’ostilità del Partito Democratico. Oggi c’è un Governo nazionale che guarda alla Sicilia con grande impegno. E nella dinamica regionale c’è una maggiore serenità nell’ambito della coalizione, che è garantita dal ruolo super-partes e leale del presidente Galvagno. Nella scorsa legislatura c’era stato qualche scontro di troppo che aveva, invece, rallentato tutto: ma non mi va di lasciarmi andare ai ricordi del passato”.
 
Nessun voler guardare indietro ma gli scontri con Miccichè non sono stati certo un mistero.
“Non serve alimentare polemiche, non serve ricordare alcuni momenti difficili che pure ci sono stati. Io dico: guardiamo avanti. Ed in qualche caso, lo dico anche in riferimento a me, mettendo in cascina qualche errore che in passato si è compiuto”.
 
C’è un’inchiesta giudiziaria in corso che la riguarda: intaccherà la sua campagna elettorale?

“Quando un amministratore pubblico ha governato deve sempre rendere conto del suo lavoro. Ci sono dei filtri posti dalla legge attuale. Il codice di autoregolamentazione antimafia – che è un parametro “etico” condiviso – e la legge Severino: le vicende che mi vedono chiamato in causa sono estranee ad entrambi i parametri regolatori. Io ho avuto responsabilità in cinque anni su oltre 50 miliardi di euro: se ci pensate è la metà di tutto quello che ha speso la Sicilia nei cinque anni passati di legislatura. Ho finanziato opere importanti e realizzato obiettivi concreti. E penso che sia emerso come ci sia stata oculatezza e il massimo rispetto delle regole. Mi lasci dire anche un’altra cosa: non bisogna mai avere l’arroganza di sottrarsi al potere di controllo che è un fatto sacrosanto”.
 
Le capita di dare qualche suggerimento alla sua compagna nonché assessore regionale, Elena Pagana?
“No. In questi due anni non abbiamo pressoché mai parlato di vicende legate al suo impegno amministrativo. Penso sia giusto anche perchè ci sono momenti nei quali un uomo deve fare un passo indietro e lasciare esprimere al meglio la persona che gli sta accanto”.
 
Non intendo marcare visita alla domanda di rito: che mi dice su Stancanelli?
“Non ho titolo per commentare le sue scelte di oggi. Mi è dispiaciuto di più l’atteggiamento ostile tenuto contro il governo regionale di cui ho fatto parte. Ma in certe vicende ciascuno ha la sua verità e, quindi, sportivamente a Raffaele rivolgo solo un in bocca al lupo per la sua campagna elettorale”.


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