CATANIA – “La mia Europa è legata allo spirito dei fondatori. Penso ad Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli. Occorre impegnarsi quindi per un’Europa dei comuni e dei cittadini, un’ Europa in grado di tutelare i diritti e di contribuire all’innovazione e allo sviluppo”. Per Giovanni Barbagallo, europarlamentare uscente e sindaco di Tracastagni, dietro la data del 25 maggio non c’è soltanto un seggio da riconquistare. La posta in gioco è più alta. In ballo c’è la tenuta dell’intero progetto d’integrazione e di solidarietà sognato dai padri fondatori dell’Unione. Un disegno, per molti aspetti, ancora lontano.
Finora l’Europa è percepita dai più come una grande burocrazia con al centro la Bce, come mai?
“Guardi, non bisogna lasciarsi trascinare nel populismo. L’euro non è responsabile della crisi in corso. Tutti coloro che vorrebbero uscire dall’euro non hanno mai proposto alternative credibili. Uscire dall’euro è una follia, alla luce anche dell’enorme debito pubblico italiano”.
Nei fatti, allora, come rendere l’Europa un soggetto più vicino alla gente, ai popoli?
“Il mio impegno da parlamentare sarà finalizzato a ridurre le inefficienze e le disuguaglianze, combattere la disoccupazione. C’è poi la grande lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Bisogna rafforzare dunque la solidarietà tra gli stati, promuovendo le diversità culturali. Questo significa intestarsi una battaglia contro ogni forma di discriminazione”.
Intanto, Alfano ha lanciato l’allarme sui prossimi sbarchi Sicilia. Le stime parlano di 800.000 immigrati che potrebbero arrivare via mare durante la prossima estate. Dobbiamo preoccuparci?
“L’Europa deve farsi carico del problema. Penso alla costituzione di una guardia costiera europea. Lo sappiamo tutti, la Sicilia è una grande piattaforma logistica naturale, ma paga un costo altissimo per la mancanza di infrastrutture adeguate”.
Un’emergenza nell’emergenza.
“Assolutamente sì. I porti e le ferrovie siciliane sono in una condizione assolutamente inaccettabile. Per non parlare poi della rete stradale siciliana e, in particolare, del completamento della Agrigento Caltanissetta e della Ragusa-Catania. Drammatico a dirsi, ma sono ancora incompleti anche gli interporti di Catania e Termini Imerese”.
Anche il Pd, però, è stato negli anni nei palazzi che contano. A chi vanno le responsabilità?
“Precisiamo un dato. Catania non ha avuto un deputato europeo del Pd. Francamente, è importante, ora, che a rappresentare il nostro territorio sia un sindaco, con alle spalle una lunga esperienza politica in veste di deputato regionale, e che conosce le potenzialità e le problematiche della nostra comunità”.
Pensa che l’effetto Renzi aiuterà il Pd durante questa tornata?
“Non c’è dubbio. Quello che è riuscito a fare in 60 giorni non è stato fatto neppure da chi governa da tantissimi anni. Basti pensare alla riduzione degli stipendi dei manager pubblici, all’abolizione delle Provincie, ai provvedimenti sul lavoro, alla riforma elettorale, alle riforme istituzionali ed agli 80 euro in più ai lavoratori dipendenti. I provvedimenti sulla riduzione dell’Irap per le imprese, sui pensionati e sugli incapienti vanno sicuramente nella direzione giusta”.
E la “rivoluzione” Crocetta?
“La sua azione è stata sicuramente positiva per quanto riguarda la lotta agli sprechi ed alla corruzione. Ora, deve incidere maggiormente sulla crescita e lo sviluppo. In particolare si dovrebbero spendere meglio le risorse comunitarie”.
Quella dei fondi europei è, ormai, una questione annosa. Si può dire?
“Vede, in Sicilia ci si pone il problema di come spendere e non soltanto di quanto spendere. La qualità della spesa è fondamentale per poter avere un ritorno in termini di occupazione produttiva. L’impatto delle risorse finanziarie europee sulle dinamiche dello sviluppo è stato quasi nullo. Ciò anche a seguito della eccessiva dispersione delle risorse, nonché del carattere sostitutivo e non aggiuntivo della spesa”.
Si spieghi meglio.
“È noto, infatti, che i fondi comunitari sono serviti, spesso, per coprire il deficit del bilancio regionale, pagare i precari e finanziare corsi professionali di dubbia qualità. L’Europa potrà essere un’opportunità soltanto se saremo in grado di modificare gli attuali criteri di spesa”.