Ricorso respinto dal Riesame | Niente carcere per Fabbrizio - Live Sicilia

Ricorso respinto dal Riesame | Niente carcere per Fabbrizio

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Già il giudice per le indagini preliminari aveva respinto la richiesta di arresto per quello che gli investigatori definiscono un “faccendiere”. L'inchiesta è la stessa che ha portato in carcere, tra gli altri, Francesco Graziano e l'avvocato Marcello Marcatajo

operazione cicero
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PALERMO – Appello respinto. I pm avrebbero voluto arrestare Antonio Fabbrizio, ma è arrivato il no del Tribunale del Riesame. Già il giudice per le indagini preliminari aveva respinto la richiesta di arresto per quello che gli investigatori definiscono un “faccendiere”.

L’inchiesta è la stessa che ha portato in carcere, tra gli altri, Francesco Graziano e l’avvocato Marcello Marcatajo (ora ai domiciliari), che avrebbe riciclato i soldi sporchi dei clan mafiosi. Secondo il gip, però, non c’erano i presupposti per spedire Fabbrizio in cella. Nei suoi confronti si sarebbe potuta configurare un’istigazione a commettere il delitto di intestazione fittizia. Solo che il delitto non è stato commesso e dunque la posizione di Fabbrizio era uscita dell’elenco delle persone raggiunte da una misura cautelare. Da qui la il ricorso, ora non accolto, da parte dei pm che hanno dato ragione a Fabbrizio, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore, Nino Caleca e Roberto Mangano.

Agli atti dell’inchiesta era emerso il suo presunto ruolo di mediatore fra Francesco Graziano, una cooperativa romana e l’imprenditore di Alcamo Salvatore Di Leonardo per la costruzione di un residence a Marino, in provincia di Roma. Un appalto da 4 milioni e seicento mila euro su cui Graziano aveva cercato di mettere le mani prima e dopo che venisse arrestato per mafia nel giugno del 2014. L’affare non andò in porto perché Di Leonardo si rifiutò di lavorare con Graziano.

Il nome di Fabbrizio non è nuovo alle cronache giudiziarie. Personaggio dai molteplici interessi in una miriade di società, si deve difendere dall’accusa di truffa ai danni dello Stato e dell’Unione europea in qualità di legale rappresentante della Rps Consulting: avrebbe ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro – di cui uno incassato – dal ministero dello Sviluppo economico. I soldi dovevano servire per costruire un impianto per la produzione di biocombustibili.

 


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