Ciao Fabio, gli eroi son tutti giovani e belli. Così cantava una canzone che raccontava un’altra storia. Ma sono versi che, purtroppo, calzano a pennello per la tua storia. E non sappiamo ancora – è un’ipotesi – se hai avuto il tempo per compiere un gesto d’eroismo, per rimanere incollato ai comandi del tuo aereo, controllandolo ed evitando la strage. Però, sappiamo questo: se ne avessi avuto l’opportunità, l’avresti fatto. Non avresti dato modo alle tue ali di ferire degli innocenti. Avresti scelto di sacrificarti. Come, forse, è accaduto.
Ciao Capitano. Era una tranquilla serata in redazione. Poi sei arrivato tu, con il tuo volo nella notte, in mezzo a tutte quelle lucine, accanto alla base di Birgi. E noi abbiamo sperato che una lucina salisse fino a te per portarti a casa. Abbiamo invocato il miracolo che non è accaduto. Così, ci è toccato scrivere di te diversamente da come avremmo voluto, dello schianto del tuo aereo, delle tue ali spezzate a soli trentatré anni.
E si capisce che eri un ragazzo in gamba, abituato alle situazioni difficili. Che eri in grado di cavartela, prima di tutto il buio e di tutta la notte. Ha ricordato, parlando di te, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Proveniva da un reparto che era stato in Polonia per difendere i diritti del popolo ucraino”. Cioè, il popolo valoroso che si difende, a mani nude, che combatte contro l’insopportabile violenza di una aggressione. Anche quella è una storia di lutti e di eroi.
E adesso pensiamo ai tuoi genitori, a tuo padre e a tua madre, menzionati in un commosso comunicato ufficiale. Immaginiamo la scena. Qualcuno, in uniforme che bussa a una porta con le mani incerte. Qualcun altro che apre e domanda, con lo sguardo prima ancora che con la voce. Poche parole, con tono basso, per annunciare ciò che nessun genitore accetterà mai. Non si può accettare. Ed è la vita che cambia per sempre, se ti spiegano che tuo figlio è morto, che non c’è più. All’inizio ti sembra assurdo, come stare in un film dell’orrore o in un incubo. Poi, a poco a poco, mentre le parole avanzano sulla terra agra della disperazione, il dolore prende forma, si attacca alle pareti dell’anima. Per non volare più via.
Ciao Fabio, Capitano Coraggioso. Gli eroi sono giovani e belli. Il problema è che, di solito, sono pure morti. Avremmo preferito non conoscerti mai, non sentire mai il tuo nome. Non così. Ti porteremo nel cuore, come si portano nel cuore i cieli azzurri che ci hanno accompagnato da bambini. Ti penseremo, come pensiamo al tuo papà e alla tua mamma. Non sappiamo se hai avuto il tempo, ma se lo hai avuto sarai stato strattonato dal senso di colpa innocente di una involontaria separazione. E, forse, avrai visto anche tu il tuo cielo da bambino come un sollievo. Adesso, così simile alla strada che conduce, dolcemente, verso casa. (Roberto Puglisi)