PALERMO – Adesso anche i renziani sono d’accordo. Azzeramento. Un reset totale che coinvolga la giunta di Crocetta, ma anche i ruoli istituzionali all’Ars. Un cambio di pagina da discutere, però, in una direzione regionale. E’ questo l’esito di una riunione conclusa a tarda sera. Presenti, tra gli altri, il presidente Crocetta, il deputato nazionale Faraone, l’assessore Scilabra, il senatore Lumia e I parlamentari regionali e nazionali.
Alla fine, come detto, l’intera area dei renziani ha sposato il documento di alcuni giorni fa, diffuso dal vicesegretario regionale Mila Spicola e dall’ex sindaco di Agrigento Marco Zambuto. Già in quel documento appariva chiaro come mai in passato il giudizio negativo sull’operato dei governi Crocetta. E la necessità, appunto, di una svolta. Temi che erano passati anche dall’intervento in Aula, due giorni fa, dell’altro deputato renziano Fabrizio Ferrandelli che ha lanciato un nuovo “patto dei mille giorni” che fosse immediata conseguenza di un azzeramento, appunto. Dell’apertura di una nuova stagione di riforme.
E questa posizione verrà presto portata all’attenzione dei cuperliani del Pd che, attraverso le parole del segretario Raciti soprattutto avevano sancito la rottura con l’esperienza di governo di Rosario Crocetta. Quest’ultimo, durante il vertice di oggi, ha provato a sottolinerare i “successi” dell’azione di governo, soprattutto sul piano del risanemento del bilancio. Ma non sono pochi, ormai, tra i renziani, quelli che non appaiono più convinti dell’efficacia dell’esecutivo. Difficoltà che potrebbero addirittura acuirsi nel passaggio attraverso una Sala d’Ercole balcanizzata, tesa e divisa.
A dire il vero, però, la proposta dei renziani non è nuova. E in passato fu accolta dall’area più “scontenta” del Pd come un tentativo di temporeggiare. Ma adesso anche i renziani sembrano più convinti. L’azzeramento riguarderà anche gli assessori. L’estremo tentativo per recuperare l’unità di un partito ormai dilaniato, come è apparso evidente anche nella seduta d’Aula di mercoledì. Ma tutto dovrà passare attraverso la convocazione di una direzione regionale. E non è escluso, però, che in quella occasione, convocata alla ricerca dell’unità, possano nascere nuove spaccature.