09 Marzo 2019, 19:44
3 min di lettura
PALERMO – C’era una volta Alleanza nazionale, l’ambizioso progetto politico che riuscì a riportare nell’arco costituzionale quei missini che per decenni ne erano stati esclusi. L’operazione di Gianfranco Fini, favorita da tangentopoli e dal crollo della Dc, aveva spostato anno dopo anno i reduci della fiamma su posizioni sempre più golliste-conservatrici. Poi fu il Pdl, la fine di An e la diaspora. Un grosso pezzo di An è rimasta dentro Forza Italia, altri hanno abbracciato il sovranismo lepenista di Giorgia Meloni, altri ancora hanno sperimentato altre strade, come Nello Musumeci con il suo movimento regionalista. Oggi, però, in Sicilia tutta quella galassia postmissina è attraversata da una certa elettricità, con epicentro tutto catanese, in vista delle Europee. Che stanno agitando parecchio gli animi dalle parti della destra.
In Forza Italia la tensione si affetta col coltello. La fuga in avanti dei “palermitani” sulle Europee ha scatenato il nervosismo dei “catanesi”. Gianfranco Micciché è salito ad Arcore per chiudere la lista con Silvio Berlusconi, piazzando come “quarto uomo”, insieme allo stesso Cavaliere, all’uscente Salvatore Cicu, e all’”ospite” centrista Saverio Romano, il suo fedelissimo, capogruppo all’Ars Giuseppe Milazzo. L’indiscrezione è finita sui media e sotto traccia si è scatenato il finimondo. Basilio Catanoso, da mesi indicato dall’ala ex An come il candidato di quell’area, ha espresso tutta la sua delusione in una nota assai polemica verso i vertici del partito. Nel frattempo, il sindaco Salvo Pogliese, big dell’ala destra ex An, avrebbe chiesto lumi a Roma, poco gradendo le notizie lette sui media. Alla fine è arrivata una nota ufficiale del partito che ha frenato sull’operazione Milazzo, spiegando che niente è ancora deciso e ribadendo che gli uscenti di Forza Italia saranno tutti ricandidati. “Prendiamo atto del comunicato stampa di Forza Italia nazionale che riconduce nei giusti binari le estemporanee dichiarazioni del coordinatore regionale che non tenevano conto di alcuni consolidati principi nella formazione delle liste per le Europee”, è stato il commento al vetriolo di Pogliese. Una stilettata a Gianfranco Micciché (tra i due c’erano già state scintille), che testimonia i nervi a fior di pelle nel partito. L’insofferenza dell’ala ex An c’è tutta ma distribuita in misura differente. Un big come Marco Falcone, ad esempio, resta defilato e non sembra troppo turbato dal “caso” Europee. Che comunque vada rischia di avere un finale amaro per i post-missini della Sicilia orientale, visto che se un catanese dovesse scalzare Romano o Milazzo, è più facile che questi sia Giovanni La Via, che è uscente (anche se paga la sua “scappatella” politica con Angelino Alfano) e che gode del placet di Antonio Tajani, roba che nel partito oggi ha un peso.
Insomma, sono giorni di tensione per la destra siciliana e catanese in particolare. Non solo dalle parti di Forza Italia. Prendete Raffaele Stancanelli, ad esempio. Il senatore già coordinatore di Diventerà Bellissima, eletto nella lista di Fratelli d’Italia, è sempre più alle strette con Nello Musumeci. La scelta della “neutralità” del governatore per le Europee non è piaciuta al senatore ed ex sindaco, che si è fatto vedere alla kermesse palermitana con Giorgia Meloni, spiegando ai cronisti che lui la campagna elettorale per Fratelli d’Italia la farà eccome. Anche se Musumeci ha detto che chi parteciperà anche a un solo evento elettorale sarà cacciato da Diventerà Bellissima. Il solco tra il presidente della Regione e quello che era stato uno dei suoi più stretti compagni di viaggio nella prima fase di vita del movimento è ormai sempre più profondo. Come profonda è la delusione di Giorgia Meloni e dei suoi per la scelta del governatore che pare aver virato decisamente verso i moderati. Visto anche che la destra è occupata da Matteo Salvini, ha spiegato lo stesso Musumeci al congresso di Catania. E allora si punta al centro, quello stesso centro da cui arriva La Via che potrebbe spuntarla su Catanoso se salterà la candidatura di Milazzo. E sì, sono proprio tempi duri per gli ex ragazzi della fiamma che non vogliono morire democristiani.
Pubblicato il
09 Marzo 2019, 19:44