False fatture per il 're dei surgelati' palermitano: donna condannata

False fatture per il ‘re dei surgelati’ palermitano: condannata una donna

Rito abbreviato, le accuse
la sentenza
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GENOVA – False fatture e trasferimento fraudolento di valori, condannata a due anni con rito abbreviato Sebastiana Germano, accusata anche di associazione. Era indagata nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato all’arresto di Salvatore Vetrano, il “re dei surgelati” di Palermo, ritenuto dagli inquirenti vicino a Cosa Nostra. A leggere la sentenza, la giudice Elisa Campagna.

False fatture per il ‘re dei surgelati’

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’associazione, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia che avevano come amministratore di fatto e socio occulto Vetrano, avrebbe messo in atto una serie di frodi Iva.

A giugno è partito il processo, con rito ordinario per Vetrano (difeso dagli avvocati Laura Razeto e Fabio Viglione) e la moglie Anna Bruno. Imputato anche il suocero Pietro Bruno, secondo gli investigatori legato a Totò Riina e l’imprenditore ittico genovese Mauro Castellani (difensori Eleonora Rapallini e Francesco Iacobelli).

Stralciata, per motivi di salute, la posizione di Giuseppe Licata (legali Massimo Boggio e Loredana Greco).

Le accuse e le indagini

Vetrano venne estradato dalla Spagna ed è l’unico a cui i pm Federico Manotti e Giancarlo Vona contestano l’aggravante mafiosa. Per gli altri le accuse, a vario titolo, sono associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti.

E ancora, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento Iva aggravati dalla transnazionalità.

A Pietro Bruno è contestata la ricettazione e la mancata comunicazione della variazione patrimoniale per persona sottoposta alla sorveglianza speciale.


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