E’ ufficiale: Giuseppe Falsone è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Milano Opera. Per lui è già stato applicato il carcere duro, con un 41 bis firmato d’urgenza dal guardasigilli Alfano, all’indomani dell’estradizione del boss. Alla primula rossa di Campobello di Licata sono già state notificate le sentenze definitive Akragas, Cocktail e Ghost, per questa ultima, in particolare, è emerso il ruolo di Falsone di capo di Cosa nostra agrigentina. Non c’è, invece, ancora la notifica per altre importanti sentenze, che hanno smagliato la rete mafiosa agrigentina, nel giro degli ultimi cinque anni: Camaleonte, Scaccomatto, Old Bridge e Apocalisse. Fonti ufficiali, però, rassicurano: gli saranno notificate a settembre, queste insieme alle altre relative alla catena di omicidi, di cui Falsone è stato mandante o esecutore.
Falsone sta bene, sempre stando alle fonti ufficiali. Ha ammesso, nuovamente, la sua identità e ha chiesto di poter incontrare i familiari: la madre, il fratello Calogero e la sorella Maria Carmela. In merito, però, non si conoscono i tempi. Il boss, infatti, non ha ancora avuto modo di avere un colloquio neppure con il legale, l’avvocato agrigentino Giovanni Castronovo. Gli incontri, presumibilmente, avranno luogo dopo l’interrogatorio di garanzia, che dovrebbe svolgersi la prima settimana di settembre. Il 24 agosto, invece, un team della Polizia scientifica di Roma passerà al vaglio gli elementi rinvenuti all’interno del mini appartamento di Marsiglia. C’è attesa per le analisi sui computer e sui telefonini del boss. Da lì, infatti, emergeranno le verità che gli inquirenti aspettano da anni: chi erano i fiancheggiatori del boss, che ruolo hanno in Cosa nostra, chi potrebbe avere raccolto l’eredità di Falsone?
Tutte domande, che potrebbero trovare risposta nel giro di pochi giorni. Secondo una prima indiscrezione, su cui le fonti ufficiali, però, non si sbilanciano, ci sarebbe una rubrica telefonica, certosinamente curata dal boss, grondante di contatti riconducibili a mafiosi agrigentini. Saranno, quindi, giornate cruciali per gli inquirenti, che non escludono qualche colpo di scena, in merito ai nomi coinvolti nelle vicende di “Linghi linghi”. Agrigento è ancora terra calda in tema di mafia. La tensione non si è abbassata e la caccia grossa continua ed è tutta rivolta all’attenzione dell’altro superlatitante, l’empedoclino Gerlandino Messina. Sarebbe lui, adesso, a tenere le redini della consorteria agrigentina. Secondo alcune, fonti, però non è escluso che il potere effettivo stia nelle mani di qualche personaggio con un notevole potere economico, in grado di mobilitare grosse cifre, tali da coadiuvare i progetti imprenditoriali, nei quali si era avventurato Falsone negli ultimi anni. Giuseppe Falsone, lo ricordiamo, è stato arrestato il 25 giugno scorso a Marsiglia, con un blitz della squadra mobile di Agrigento, insieme con quella di Palermo e con il supporto della polizia francese. Determinante, per stanare il boss, è stata un’informativa dei servizi segreti italiani, che hanno seguito la pista cosiddetta del “marsigliese”, arrivando, dritti dritti al covo del boss. Mentre gli inquirenti indagano, Agrigento trema e chissà in quanti si domandano se il boss si pentirà.