"Usciamo dalla palude | O è inutile continuare” - Live Sicilia

“Usciamo dalla palude | O è inutile continuare”

Intervista al sottosegretario renziano che ha convocato per il 28 febbraio una “Leopolda siciliana”. “Qui c'è il timore del cambiamento. Le polemiche con Crocetta? Io ho posto delle questioni di merito. L'antimafia è una cosa seria”

L'intervista
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PALERMO – Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione e punto di riferimento dei renziani siciliani ha organizzato a Palermo il 28 febraio e 1° marzo una sorta di Leopolda siciliana, “siciliaduepuntozero”. A cosa serve questa “Leopolda siciliana”?

“Sostanzialmente sarà la dimostrazione che c’è chi parla fuori dal coro in Sicilia. Purtroppo c’è – e lo stiamo riscontrando da alcuni atteggiamenti su passaggi importanti – a destra e a sinistra un incredibile atteggiamento di tipo conservatore. Non si ha assolutamente percezione che le cose in Sicilia debbono cambiare. E che il cambiamento dello status quo non è un capriccio, non è una necessità, ma una grande opportunità. Nessuna paura del futuro, anzi, in questa due giorni tireremo fuori un’agenda che punta a cambiare radicalmente le cose in Sicilia. Se posso fare una battuta, l’obiettivo è smacchiare il gattopardo. Solo che mentre il giaguaro era chiaro chi fosse, il gattopardo è più trasversale”.

Ma nelle prime Leopolde, lei lo sa bene perché c’era, l’obiettivo era, come si diceva allora, “rottamare” una classe politica. Oggi in Sicilia cosa e chi dovreste rottamare se al governo ci siete voi?

“Bisogna cambiare il principio per cui si annuncia che è cambiato tutto e poi non cambia nulla. Questo è presente in tutte le forze politiche in Sicilia. Noi invece vogliamo dire come cambiare. Ci si sta soffermando molto su un aspetto delle riforme proposte da Baccei che non è esclusivo. Cioè il taglio dei costi della politica e dell’economia statalista della Sicilia. Dall’altro lato c’è un’altra esigenza, quella di individuare strumenti nuovi per l’utilizzo dei 22 miliardi di fondi comunitari che negli anni sono stati distribuiti a coriandoli”.

Baccei ci sarà alla vostra kermesse?

“Certo che ci sarà. Abbiamo invitato tutti a “siciliaduepuntozero”. Abbiamo invitato Raciti, i rappresentanti delle più importanti forze politiche, i sindaci delle città siciliane, ma principalmente ci saranno i cittadini. Non ci saranno bandiere del Pd. Ci sarà possibilità di intervenire per tutti. Il tema vero è ciò che resterà dopo questa due giorni, quella noi chiediamo diventi l’agenda dei prossimi mesi”.

Crocetta sarà invitato?

“Certo! Sono tutti invitati. Quello che speriamo è che ci sia la consapevolezza che le cose che diremo sono essenziali per costruire un futuro. Se invece tutto continua così, con questa palude, questo galleggiamento, la sensazione è che questa consapevolezza non ci sia. Quest’atteggiamento di aver costruito attorno a Baccei una sorta di cappa di isolamento – come se fosse arrivato il marziano – non va bene. Le sue proposte le avevamo tirate fuori già noi da siciliani con i vari decaloghi nei mesi scorsi. Immaginare che in Sicilia ci debbano essere più assessori e consiglieri comunali che altrove, che in un’isola come Salina ci siano tre comuni, che in pensione si vada col retributivo e non col contributivo, per noi è intollerabile. Quasi non c’è più il Senato e continua ad esserci l’equiparazione dello status dell’Ars al Senato. Qui stiamo cambiando le istituzioni, la legge elettorale. Come si inserisce la Sicilia in questo cambiamento così radicale del paese? Poi accanto a questo c’è lo sviluppo, e quello si fa con quei 22 miliardi di euro. A proposito dei quali non basta certificare spesa, ma spesa di qualità. Si è capito che i fondi comunitari, non sono la nuova cassa del mezzogiorno? Io credo non a sufficienza.”

Di sviluppo in effetti non si parla mai…

“Oggi dobbiamo ripartire dalle nostre ricchezze con un’economia autonoma, il mare, i beni culturali, l’agricoltura, la valorizzazione delle start up, non assistita da Roma. Quella è la vera autonomia, non quella degli ascari. In questi anni è prevalso un autonomismo legato alle clientele e all’assistenzialismo, portato avanti non a caso da forze conservatrici. Noi pensiamo a un autonomismo che sia improntato sulla libertà”.

Senta, lei ha parlato poco fa espressamente di palude. Ma il Crocetta ter non doveva nascere proprio per ripartire e uscire dal pantano? Qual è i suo giudizio?

“Abbiamo due passaggi essenziali e da questi ci giochiamo la valutazione su qual è l’ambizione di questo governo. Il primo passaggio è il tavolo romano che dovrebbe insediarsi questa settimana. Ci si va col cappello in mano o con la dignità di chi dice voglio cambiare le cose in Sicilia non perché ce lo dite voi ma perché è giusto? L’altro tema è vedere cosa succede all’Assemblea regionale sul bilancio. Lì ci vorrebbe lo spirito che c’è a Roma, dove non abbiamo paura di nessun cambiamento e stiamo rimuovendo totem che nessuno si azzardava a toccare. Non c’è lo stesso atteggiamento in Sicilia, vedo molto più timore del cambiamento. Ci si accontenta di parlare alla fetta sempre più piccola di garantiti che dettano l’agenda e non ci si preoccupa della stragrande maggioranza di cittadini siciliani non garantiti che non parlano con la politica e coi sindacati. E mi riferisco innanzitutto alle nuove generazioni”.

Nelle ultime settimane l’abbiamo vista polemizzare più volte con Crocetta. Prima sull’Ismett, poi sul caso della piscina. Qual è lo stato dei suoi rapporti con il governatore?

“Io credo che interessi pochissimo il tema dei rapporti tra Faraone e Crocetta. Io ho posto delle questioni di merito. Quando io difendo l’Ismett difendo un modello che ci invidiano in tutto il mondo, ed è forse il primo caso in Sicilia. Se si mette in discussione quel modello si mette in discussione l’immagine della Sicilia nel mondo. Io sono stato sollecitato da capi di stato, ministri, dal presidente del consiglio a capire cosa stava succedendo. L’Ismett non deve diventare un’Asp. Non è quello il modello da seguire. Stessa cosa quando ho parlato della vicenda Sgarlata. Può Maria Rita e una sovrintendente stimata in tutto il Paese come Beatrice Basile che hanno svolto benissimo il proprio lavoro trovarsi al cento di una vicenda gestita in quel modo? Con un’attività di dossieraggio? In Sicilia è intollerabile che ci sia qualcuno che prepari dossier e una classe politica che in base a dossier mette in discussione persone perbene. Anche l’antimafia è una cosa seria. Chi la utilizza a sproposito e strumentalmente, ne logora l’efficacia e ha una responsabilità enorme nei confronti dei siciliani. Mi convince l’antimafia di chi rende produttivi i beni confiscati alla mafia, come fa Libera, rispetto a chi sbraita e basta”.

E sui rifiuti?

“Entro nel merito anche lì. Il commissariamento si fa se utile. In altri casi, con alcune deroghe c’è chi si è fatto fortune economiche. E sono nati filoni giudiziari gravissimi. Un commissariamento si deve fare se c’è bisogno e se si accerta chi sono i responsabili delle condizioni in cui versa la Sicilia. È impossibile che una situazione come quella dei rifiuti in Sicilia non abbia un responsabile. E magari si affida il commissariamento a chi è stato responsabile. E poi serve un piano serio, che parta dalla raccolta differenziata, ma che si preoccupi anche totale della chiusura del ciclo”.

Lei poco fa ha citato il presidente del Consiglio. Che ne pensa Renzi della situazione politica siciliana?

“Se ne avrà voglia lo dirà lui”.

Secondo lei in Sicilia la legislatura arriverà alla sua fine naturale?

“Io credo che questa debba essere la volontà. Il tema è che si sta lì se c’è qualcosa di utile da fare, se si galleggia non è utile per nessuno. C’è un governo di centrosinistra e quindi l’auspicio è che funzioni al meglio. Poi ognuno si assume la propria responsabilità. Serve una conversione radicale del modello economico della Sicilia. Da regione amministrativa e burocratica deve diventare una terra dei saperi, dei servizi e della produzione. Importante il ruolo delle università e della scuola. C’è bisogno di tempo, ma sopratutto di buona volontà”

L’elezione di Sergio Mattarella ha certamente fatto piacere ala politica siciliana, ma può portare anche dei benefici?

“Il segnale è stato importantissimo. Noi stiamo esportando una classe dirigente all’altezza, che può mettersi al servizio del Paese. Il fatto che nel ruolo più importante delle nostre Istituzioni ci sia un palermitano può essere sicuramente una risorsa aggiuntiva. Ma naturalmente l’atteggiamento spero non sia anche in questo caso quello dell’assistenza, del chiedere senza cambiare”.

 


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