“E’ sotto gli occhi di tutti, dunque, l’efficacia distorsiva degli articoli pubblicati sulla stampa che hanno innescato un devastante clamore mediatico e un turbinio di fantasiose ipotesi completamente infondate che danneggiano enormemente l’immagine della casa di cura Latteri e dei suoi collaboratori”. Lo dice una nota della clinica Latteri che, con altre, è al centro di un’inchiesta della magistratura che ha portato alla luce, tra l’altro, lo scandalo della mancata somministrazione di Tad ai malati di tumore dopo la chemioterapia. “La mancata o ridotta somministrazione di farmaci – aggiunge – ai degenti ricoverati presso la nostra struttura: è una ricostruzione giornalistica del tutto arbitraria e fuorviante. Ferma restando, ovviamente, la nostra incondizionata fiducia nei confronti dell’autorità giudiziaria davanti alla quale saranno certamente forniti tutti gli opportuni chiarimenti in relazione agli addebiti mossi, obblighi di lealtà e rispetto verso i pazienti in primis e, comunque, verso tutti coloro che leggono e ascoltano, impongono talune importantissime precisazioni”.
“E’ – continua la nota – di inaudita gravità, radicalmente destituito di fondamento, nonché lesivo dell’immagine della casa di cura Latteri, dei dirigenti e di tutto il personale della stessa asserire che i malati oncologici venissero lasciati senza farmaci, così creando disdicevole panico nei pazienti e ingenerando – inammissibilmente – falsi convincimenti nei medesimi”. La nota prosegue: “Per ciò che concerne il Tad ritenuto negli articoli di stampa un farmaco da impiegare nelle cure oncologiche, è necessario far sapere, per una corretta informazione, che in realtà esso non è un chemioterapico antiblastico (quindi non è un farmaco per curare i tumori), né un antiemetico (ossia un farmaco che evita il vomito), né una soluzione fisiologica o glucosata (mirata a correggere il deficit di acqua nel caso di stati di disidratazione); e non esiste, tra l’altro, alcuna evidenza scientifica che il Tad prevenga o riduca gli effetti collaterali dei chemioterapici. “Dalla cartella sanitaria risulta – conclude – che il Tad è stato, comunque, somministrato laddove, in base al quadro clinico del paziente, il medico ne abbia ritenuta opportuna la somministrazione, o, in sua alternativa, di un farmaco avente effetti simili o di altri farmaci (antiacidi, antiemetici, cortisonici, soluzioni fisiologiche e soluzioni glucosate) aventi lo scopo di alleviare gli effetti collaterali dei chemioterapici. Si è, dunque, in presenza di inaccettabili speculazioni con oscure finalità”.