Fava: "Avanti senza esitazioni"

Fava: “Avanti senza esitazioni”

di ANTONIO CONDORELLI Le coppole alle falde dell'Etna hanno sviluppato connotati e tradizioni, determinando “un vincolo di compattezza nella gestione del potere che si tramanda di padre in figlio”. LE INTERCETTAZIONI- La cupola festeggia il primo maggio insultando Fava.

CATANIA- “Catania sta attraversando la fase cruciale del turn over nelle famiglie mafiose, con nuove leve che consentono alle vecchie nomenclature di mantenere prestigio e primato”. Claudio Fava non ha dubbi, la Prefettura ha accertato che rischia la vita per mano degli Ercolano-Santapaola, stesso clan che ha strappato alla vita il padre Pippo, crivellato di colpi di pistola una gelida sera di trent’anni fa.

Passa il tempo, ma metodi e obiettivi non cambiano e Cosa Nostra continua a dettare le regole, nonostante il terremoto provocato dagli investigatori guidati dal procuratore Giovanni Salvi.

L’ordine di uccidere Claudio Fava sarebbe maturato nell’alveo della famiglia guidata dal boss killer Aldo Ercolano, il vicepresidente della commissione nazionale Antimafia avrebbe la colpa, gravissima, di aver protestato quando, come per magia, era stato revocato il 41bis ad Ercolano, “pericolosissimo” secondo i materiali scottanti raccolti dagli inquirenti, “detenuto comune” secondo le procedure di esecuzione della pena.

Ed è lì, in quella che Fava descrive a LivesiciliaCatania come “dimensione familistica molto forte”, che le coppole alle falde dell’Etna hanno sviluppato connotati e tradizioni, determinando “un vincolo di compattezza nella gestione del potere che si tramanda di padre in figlio”.

“Vedi il caso -sottolinea Fava- degli Ercolano. Dopo la morte del boss Pippo, celebrata con tanto di coccodrillo da alcune testate catanesi, l’impero era passato agli eredi, ma la magistratura è riuscita a mettere i sigilli. “Gli Ercolano -aggiunge il deputato di Sel- hanno un notevole potenziale aggressivo e si sono dimostrati capaci di gestire affari anche nell’apparente legalità, vedi il ramo degli Ercolano che gestisce i trasporti ed è elogiato da parte delle associazioni di categoria. Questa dimensione mafiosa è simile a quella in cui operava Nitto Santapaola quando inaugurava le concessionarie con importanti rappresentanti delle istituzioni”.

In questa fase, “la politica è subalterna alla mafia e i mafiosi scelgono gli uomini da premiare con pacchetti di voti”. Le famiglie mafiose “conducono la danza, chi si adegua e prostituisce è la politica, che ha un rapporto ancillare”.

La soluzione è, secondo Fava, nell’indipendenza della politica: “La modifica del 416ter è fondamentale per non ancorare lo scambio politico mafioso alla dazione di denaro”.

Pensando all’attuale fase che sta attraversando il governo regionale, con un primato dell’antimafia di convenienza, Fava ha le idee chiare: “Non voglio dare i voti all’antimafia, mi piace giudicare i fatti, non le rendite di posizione. Vedo protagonismi, non antimafia”.

Le nuove minacce degli Ercolano non spaventano Fava: “Si va avanti, senza esitazioni”.

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