CATANIA – Trentadue anni senza Pippo Fava: le commemorazioni. La città si appresta a ricordare il giornalista assassinato dalla mafia il 5 gennaio del 1984 e già si sente un vuoto incolmabile: l’assenza di Elena. Una ferita aperta per tutti i catanesi che ogni anno scambiavano con lei quattro chiacchiere sotto la lapide del padre durante le celebrazioni o andavano a trovarla per sapere di più sulla vita di Giuseppe Fava, sul lavoro della Fondazione da lei presieduta o sugli intrecci economici e mafiosi che continuano a incombere su Catania. “La Fondazione Fava vive un momento di lutto”, spiega Maria Teresa Ciancio. “Non ce la siamo sentiti nello spirito di andare avanti”, dice in riferimento agli eventi in corso di organizzazione quando Elena Fava si è aggravata.
L’anniversario dell’omicidio di Giuseppe Fava dunque sarà ricordato all’insegna della sobrietà. Si parte oggi pomeriggio alle 18 nell’aula comunale di Palazzolo Acreide, cittadina natale di Fava, con il dibattito “La Mafia in casa nostra” con Sebastiano Ardita, Damiano Chiaramonte, Alessio Di Modica, Francesco Giordano e Angelo Migliore e la consegna del premio Fava-Palazzolo all’autore teatrale Alessio di Modica. Domani invece toccherà alla città di Catania onorare la memoria del giornalista. Alle 10:30 l’assessore Saro D’Agata, in rappresentanza del sindaco Enzo Bianco, deporrà una corona d’alloro sotto la lapide che ricorda il giornalista. Alle ore 17 si terrà un presidio in via Giuseppe Fava, dove il giornalista fu assassinato. Un’ora più tardi, presso la parrocchia San Cristoforo, i ragazzi dell’orchestra Falcone- Borsellino dedicheranno un concerto sinfonico a Giuseppe Fava.
Alle 20, invece, al Gapa si terrà un’assemblea de “I Siciliani Giovani” per fare il punto sullo stato dell’arte dell’informazione e della lotta politica nella città di Catania. “Come ogni anno “ricordiamo Pippo Fava lavorando”, spiegano. “Non parleremo solo d’informazione in generale e in particolare a Catania ancora sotto il monopolio di Mario Ciancio, parleremo anche del futuro di questa città, di rompere con la politica delle amministrazioni che hanno reso cittadini sudditi infelici”, scrive la redazione in una nota stampa. “Parleremo con la società reale che lavora con e per gli abitanti dei quartieri, con la sana società civile dei movimenti, per tracciare un percorso condiviso che faccia nascere un fronte comune. Un fronte comune che si potrà confrontare con cittadini e cittadine e che proporrà un governo alternativo alle ormai obsolete amministrazioni che, ancora una volta, non dialogano attraverso la pratica della partecipazione democratica, ma preferiscono relazionarsi con i poteri forti e con i nuovi cavalieri della apocalisse mafiosa”.