PALERMO – Al momento, agli uffici della presidenza dell’Ars c’è solo il decreto col quale la presidenza del Consiglio dei ministri ha sospeso Girolamo Fazio dalla carica di deputato regionale. Un atto legato al provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari del parlamentare in seguito all’inchiesta “Mare Monstrum”. Ma quella sospensione è diventata un vero e proprio rebus giuridico. E non a caso, in queste ore gli uffici di Palazzo dei Normanni hanno avviato una interlocuzione serrata con quelli del Commissario dello Stato.
Al momento, carte alla mano, c’è solo però quel decreto di sospensione della presidenza del Consiglio dei ministri. All’Ars spetta solo una “presa d’atto” e la comunicazione della sospensione di Fazio. Ma la prima seduta d’Aula è attesa per il 14 giugno. E prima di allora, molto probabilmente, sempre all’Ars giungerà la comunicazione formale – al momento gli uffici hanno appreso la notizia solo da fonti giornalistiche – della decisione che ha revocato i domiciliari per Fazio e ha mutato il provvedimento di custodia in un “divieto di soggiorno a Palermo”. A quel punto, ecco un altro dei dubbi, potrebbe servire però un nuovo decreto di sospensione da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri. E potrebbe, così, passare ancora del tempo prima che la sospensione diventi “ufficiale” anche a Palazzo dei Normanni.
Questione di tempo, dicevamo. Ma nella sostanza non dovrebbero cambiare le sorti del “deputato Fazio”: la sospensione infatti arriverà comunque. E questo a causa di una novità legislativa. In particolare, uno dei decreti attuativi della cosiddetta “legge Severino”, approvato il 31 dicembre del 2012 e che prevede le nuove regole per la incandidabilità e la sospensione dei parlamentari regionali. Una norma che, nella sostanza, modifica la legge precedentemente in vigore, per questo tipo di casi: la numero 55 del 1990. Mentre quest’ultima, infatti, prevedeva la sospensione solo in caso di custodia cautelare in carcere, ai domiciliari o in un luogo di cura, la legge del 2012 aggiungeva un nuovo profilo: il deputato da quel momento potrà essere sospeso anche “quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge il mandato elettorale”. Proprio il caso di Fazio. E infatti il Gip Caterina Brignone, nel provvedimento che dispone la revoca dei domiciliari, fa riferimento a queste norme.
Norme nuove, dicevamo. Perché in passato, e in un passato assai recente, non era stato così. Ne sa qualcosa l’ex deputato (per pochi giorni) Salvino Pantuso. Che nel febbraio del 2012 si oppose alla decisione di reintegrare a Sala d’Ercole Gaspare Vitrano, che era finito prima ai domiciliari con una accusa di truffa, provvedimento poi commutato in un “divieto di dimora in Sicilia”. Un caso quasi perfettamente sovrapponibile a quello di Fazio.
Ma nei primi mesi di quell’anno, come detto, non era ancora entrata in vigore la “Severino”. E così, il ricorso di Pantuso verrà respinto. La legge in quell’occasione ammetteva un paradosso: Vitrano non poteva andare a Palazzo dei Normanni, né mettere piede in Sicilia, ma rimaneva un deputato regionale a tutti gli effetti, con tanto di riconoscimento della “diaria”, ossia la parte dello stipendio da deputato che copriva anche le “spese di soggiorno”. Anche quando quel soggiorno era vietato.
Ma oggi non è più così. Per questo Fazio, se non giungeranno altre novità, il 14 giugno verrà dichiarato sospeso dall’Ars, mentre rimarrà in corsa per le amministrative di Trapani. A proposito, la sospensione di Fazio si tradurrà in un particolare curioso: al suo posto a Sala d’Ercole arriverà infatti Stefano Pellegrino, attuale avvocato del suo “rivale” a Trapani, cioè Tonino D’Alì.