Catania – Ergastolo e due anni di isolamento diurno: questa la pesante richiesta avanzata alla Corte d’Assise di Catania dai pubblici ministeri, il procuratore aggiunto Fabio Scavone e il sostituto Fabio Platania, nei confronti di Leonardo Fresta, il panificatore di 43 anni accusato dell’omicidio della convivente Debora Pagano, 32 anni. Il delitto sarebbe avvenuto nel luglio del 2022 nella loro abitazione di Macchia, frazione di Giarre.
Il corpo in casa per due giorni
Secondo l’accusa, Fresta segnalò la morte della donna solo due giorni dopo il decesso, giustificando il ritardo con il fatto di essere stato “sotto choc”. La prossima udienza è fissata per il 17 giugno, quando è prevista l’arringa della difesa.
Le “anomalie” evidenziate dalla Procura riguardano proprio lo “stacco temporale di oltre un giorno e mezzo tra il momento della morte e quello in cui è stato dato avviso dallo stesso Fresta al 118, pur essendosi, a suo dire, ‘immediatamente reso conto del decesso'”.
Le indagini dei Carabinieri hanno inoltre rilevato, tramite l’utilizzo del ‘luminol’, la presenza di “diffuse tracce ematiche all’interno dell’abitazione anche in ambienti diversi dal bagno” e una “generalizzata, e ingiustificata per le circostanze, opera di pulizia dei luoghi”.
La coppia aveva una bambina che all’epoca dei fatti aveva sette anni e che il giorno della morte della madre si trovava a casa della nonna materna.
LEGGI: Due giorni in casa con la moglie morta: fissata la convalida