CATANIA – “A causa della pandemia, siamo costretti a vivere in modo completamente diverso dal solito la prossima Festa di Sant’Agata, senza la partecipazione fisica con cui i catanesi esprimono la loro devozione. Ecco perché è opportuno impiegare i prossimi giorni e i prossimi mesi avviando un lavoro corale di tutta la città, fondamentale per il futuro della Festa e di Catania: la richiesta all’Unesco del riconoscimento dei Festeggiamenti Agatini come Bene immateriale Patrimonio dell’Umanità”. Lo afferma Francesco Marano, membro Emerito e già Presidente del Comitato per la Festa di Sant’Agata.
“Abbiamo discusso insieme al Presidente Riccardo Tomasello più volte anche recentemente – afferma Marano – per impostare un lavoro che sarà lungo ma entusiasmante e che dovrà coinvolgere l’intera città e vari soggetti. In questi giorni abbiamo incontrato, ad esempio, Paolo Patanè, grande esperto di questioni Unesco, che ha aveva già seguito la vicenda e che potrà dare un contributo importante”.
Già da alcuni anni si discute del riconoscimento Unesco, obiettivo pienamente condiviso dai soci promotori del Comitato, l’Arcivescovo ed il Sindaco di Catania, ma anche dal Presidente delle Regione.
“Ci sono già stati i primi passi ufficiali sotto la mia Presidenza – continua Francesco Marano -, e con i colleghi del Comitato avevamo deliberato la volontà di avviare questo percorso. Ne avevo parlato in primis con il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e con l’ufficio Unesco a Roma, ricevendo anche una disponibilità da parte di Pippo Baudo ad essere un testimonial di questo grande progetto. Lo scorso anno il Presidente Tomasello ha proseguito questo impegno, stimolando anche il Consiglio comunale a prendere posizione, come accaduto il 2 ottobre 2019 con una mozione approvata dal Senato cittadino”.
“Oggi – sostiene il membro emerito del Comitato – è il momento di mettere a punto i tasselli e partire, ad esempio con un comitato tecnico-scientifico che dovrà iniziare a redigere ed impostare il dossier in raccordo con il Ministero. Ma prima di tutto è importante che l’intera Città, le istituzioni, l’Universitá, il mondo produttivo, quello associativo e quello culturale, prendano posizione e sostengano questo obiettivo. Viviamo un periodo storico in cui un Bene Immateriale come la nostra Festa ha più possibilità di avere il riconoscimento rispetto ad un Bene “fisico”, ma non basterà solo presentare una relazione ineccepibile dal punto di vista tecnico. L’iter, per essere vincente, deve essere espressione di una comunità: è necessario un lavoro di condivisone collettiva e una visione con cui la città si impegna a sostenere l’eventuale riconoscimento Unesco”.
“Tutta la nostra città – conclude Marano – avrebbe un grande giovamento, considerato anche che si tratterebbe del terzo Bene Unesco, dopo il Barocco e l’Etna. Proprio per dimostrare l’importanza di questo riconoscimento occorre lavorare, a prescindere dal proprio ruolo istituzionale, perché questo eccezionale obiettivo é di tutti e va senz’altro perseguito: Catania e la Festa lo meritano”.