ROMA – Il sistema della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia ha fatto crac. Un crac a cui, almeno per il momento, si risponde mantenendo in vita il meccanismo delle nomine fiduciarie che avrebbe finito per favorire interessi privati nella gestione della cosa pubblica.
Certo, la discontinuità con il passato è netta, frutto dei nuovi paletti “etici” per la scelta degli amministratori giudiziari, del repulisti senza precedenti nella sezione Misure di prevenzione di Palermo e della collaborazione tra vertici del Tribunale e finanzieri. In prospettiva futura manca, però, il passaggio fondamentale. In molti lo individuano nella creazione dell’albo nazionale degli amministratori giudiziari. Fino ad allora si deve riporre fiducia in chi è obbligato a fare nomine che proprio sulla fiducia si basano. Per sostituire l’avvocato Walter Virga, finito sotto inchiesta, nella gestione dei patrimoni Rappa e Bagagli il neo presidente della sezione Misure di prevenzione Mario Fontana ha nominato l’ex prefetto Isabella Giannola e l’avvocato Antonino Coppola. Scelte che garantiscono trasparenza e indubbia moralità, ma che si inseriscono nel solco del rapporto fiduciario su cui si basava e si basa il sistema che è andato in tilt. Entrambi sono alla prima esperienza nella gestione di patrimoni tolti ai boss e dovranno, per forza di cosa vista la mole di lavoro, dotarsi di una squadra di consulenti, anch’essi selezionati con criteri fiduciari.
L’indagine della Procura di Caltanissetta è di quelle difficili e forse anche lunghe. Nell’attesa di conoscere a cosa approderanno i pm, Fontana, d’intesa con il neo presidente del Tribunale, Salvatore Di Vitale, si è dovuto sobbarcare il compito di serrare i ranghi e mostrare ad un’opinione pubblica inferocita la rottura con la gestione targata Silvana Saguto, l’ex presidente finita sotto accusa. La Saguto e gli altri indagati avranno tempo e modo di difendersi, nel frattempo, però, il vecchio collegio delle Misure di prevenzione è stato azzerato. I magistrati sono stati tutti trasferiti ad altro incarico prima ancora di sapere quali saranno gli esiti investigativi e di conoscere i provvedimenti che adotterà il Csm. Ed ancora: una circolare di Fontana, da qualche giorno, vieta di nominare parenti e amici intimi di magistrati e cancellieri. Gli amministratori giudiziari “dovranno avvalersi solo dei collaboratori strettamente necessari all’espletamento dell’incarico e dovranno selezionarli solo in base alla competenza e alla affidabilità, anche etica, escludendo persone che abbiano legami di parentela o di intima amicizia con i magistrati o con il personale della cancelleria della sezione”.
Tutto questo è servito per dare un forte segnale di discontinuità, ma è doveroso interrogarsi sulla tenuta a lungo termine delle nuove regole. E qui si inserisce la necessità, da più parti invocata, di un intervento legislativo. Pochi giorni fa il consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha varato un decreto con le “nuove disposizioni in materia di modalità di calcolo e liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari”. I compensi sono stati visti al ribasso, assumendo come modello di riferimento la disciplina dei curatori fallimentari e dei commissari giudiziali nelle procedure di concordato preventivo. Non si hanno notizie, invece, dell’entrata in vigore dell’elenco nazionale degli amministratori giudiziari. Nel 2010 diecimila professionisti si affrettarono a presentare la domanda. Cosa che hanno ripetuto nel 2014, pagando pure un contributo di 100 euro. L’albo, però, non è ancora operativo. Anche su questo punto il neo presidente Fontana sta cercando di tappare una falla, creando un albo palermitano. Decine di professionisti si sono candidati via e mail, ma non c’è stato il tempo di valutarli e così per il dopo Virga è sulla fiducia che si è basata la scelta di Giannola e Coppola.
Non c’era alternativa vista l’urgenza della faccenda, in un momento in cui anche per il Tribunale sono giorni di lavoro intenso. Il presidente Di Vitale si muove parallelamente ai colleghi di Caltanissetta. Lo dimostra ad esempio il dossier su alcune amministrazioni giudiziarie consegnato alla delegazione del Csm sbarcata in città per il “Caso Palermo”. E lo dimostra, ancor di più, il lungo incontro avvenuto ieri con Francesco Mazzotta, il comandante del Nucleo di Polizia tributaria di Palermo a cui i pm di Caltanissetta hanno affidato le delicate indagini. Mazzotta, dopo che ieri i suoi uomini hanno prelevato nuovi documenti in cancelleria si è spostato in Tribunale. È ipotizzabile che Di Vitale abbia chiesto alle fiamme gialle un aiuto per orientarsi nella mole di nomine a caccia di incompatibilità e profili di inopportunità. Perché, al di là dei presunti illeciti, c’è un dovere di trasparenza da cui è nata la ricognizione degli incarichi voluta dai vertici del Tribunale. Una ricognizione da cui verrà fuori una mappa delle nomine che per il momento riguarda la sezione Misure di prevenzione, ma che ben presto potrebbe estendersi ad altri uffici.