PALERMO – “Norme vergognose”. Così le ha definite nel corso della seduta d’Aula di oggi il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Che ha lanciato una guerra contro le “marchette” presenti nella manovra finanziaria. Non sempre, per carità, norme che non poggino su intenti anche apprezzabili, ma che piegano il principio stesso di una legge che dovrebbe essere generale e astratta. E che diventa, invece, particolare e molto, molto concreta.
È il caso dei fondi destinati a specifici comuni siciliani. E così, se nessuno può arricciare il naso di fronte alle buone intenzioni di far giungere su Cefalù somme per ripagare la metà dei costi per le ricostruzioni di case ed esercizi commerciali colpiti dall’incendio della scorsa estate, o di fronte all’idea di destinare a Barcellona Pozzo di Gotto 300 mila euro per i danni prodotti dall’alluvione del 2015, o ancora di fronte all’ipotesi di destinare 200 mila euro al Comune di Partanna colpito da eventi atmosferici che hanno danneggiato la zona del cimitero, fanno un po’ sorridere altri stanziamenti. Sono quelli (200 mila euro), ad esempio, finalizzati al risarcimento di danni provocati addirittura nel 2009 nella località “salita Mezzagno Palermo”. O ancora, i 250 mila euro che servono per ammodernare lo stadio “Carlotta Bordonaro” di Canicattì.
Non sarà una marchetta, ma è l’ammissione di un fallimento, la norma che prevede la restituzione alla Presidenza del Consiglio dei ministri della somma di 372 mila euro. Soldi che, appunto, lo Stato aveva concesso alla Regione per il progetto “Conciliazione Tempi di vita e di Lavoro” che doveva essere svolto dalla società Lavoro Sicilia spa, nel frattempo fallita. E così, addio al progetto, mai completato. L’Isola che non naviga nell’oro, si permette il lusso di farsi scappare questo finanziamento.
Non mancano poi i residui di quella che fu la vecchia, cara Tabella H. E così, ecco giungere 150 mila euro per il Centro siciliano Sturzo, 100 mila euro per il “Castelbuono jazz festival”, 200 mila euro per il Banco alimentare e 100 mila euro per il Consorzio agrario di Palermo.
Tra i regali in Finanziaria, poi, ecco persino la scomparsa di due “blocchi” che erano stati fissati in parte dal governo Lombardo, in parte dal governo Crocetta. E così, saltano i limiti dei 50 mila euro per i presidenti dei cda e di 25 mila per i consiglieri, cifre che dovevano subire un ulteriore taglio del 30 per cento. E invece, l’Ars decide che quelle indennità saranno applicate “tenuto conto della diversa complessità organizzativa”. Tradotto: azienda grossa, grosso stipendio. Alla faccia dei tetti.
E del resto, lo stesso articolo abbatte un altro tabù: il famoso blocco delle assunzioni. Le società partecipate infatti potranno assumere “in deroga”, appunto, all’articolo previsto nella legge 11 del 2010 che prevede appunto il divieto di nuove assunzioni. Possono ripartire le infornate quindi, iniziando dai dipendenti presenti all’interno dell’albo degli ex lavoratori delle partecipate. Albo al quale accederanno anche i lavoratori ex Iridas. Un mondo, quello delle spa regionali, che rappresenta una vera e propria “Regione parallela” che garantisce uno stipendio a 7 mila persone ed è costata nell’ultimo quinquennio qualcosa come 1,2 miliardi di euro.
In finanziaria, poi, ecco una vagonata di aiuti, aiutini e “carezze” al mondo dell’editoria e del giornalismo. Manovre assai “sospette” in tempi di elezioni. È stata citata anche in Aula da Ardizzone, ad esempio, lo stranissimo articolo intitolato “sostegno alle imprese editoriali”. Cosa prevede? Semplice: la Regione si impegna ad acquistare, al prezzo di un euro, fino a seimila copie non vendute di settimanali e mensili editi da cooperative composte almeno per la metà da giornalisti. Insomma, un giornale, senza nemmeno vendere una copia in edicola, potrebbe partire già dalle seimila “acquistate” dalla Regione. È questo, ovviamente, un esempio “estremo”.
Ma le “marchette” giornalistiche non finiscono qui. La Regione, infatti, prova a ricostituire una sorta di ufficio stampa. Lo farà tramite un concorso pubblico? Macché. “Per il reclutamento di qualificati operatori dell’informazione professionale e della comunicazione istituzionale” il governo in carica “provvede mediante il ricorso a figure professionali iscritte all’ordine dei giornalisti sulla base dell’esame del curriculum vitae”. Una occhiata ai titoli, ed ecco l’assunzione “con contratto a tempo determinato secondo le norme regolamentari vigenti per gli uffici di diretta collaborazione del Presidente della Regione”. Intanto, finché dura il governatore, i giornalisti selezionati “intuitu personae” restano in sella. Costeranno 350 mila euro solo nel 2017 e 650 mila euro a partire dal 2018. E il rischio di replicare certe “anomalie” del passato è così di nuovo evidente.
Ma non finisce qui. In piena campagna elettorale la Regione si accorge dell’importanza della promozione. In particolare di avere bisogno di una “struttura intermedia con le funzioni di assicurare una specifica e adeguata attività redazionale e di comunicazione” che costerà altri 300 mila euro. Altri cinque milioni invece saranno messi a disposizione degli assessori al Turismo e ai Beni culturali per “incrementare l’offerta culturale di qualità” e destagionalizzare il turismo: fondi a pioggia, insomma, per questa o quella manifestazione. Soldi che si aggiungono a quelli per il “Bellini Teatro Festival” di Catania (150 mila euro in tre anni) e per il “Placido Mandanici Teatro Festival” di Barcellona Pozzo di Gotto (anche qui 150 mila euro nel triennio). Ardizzone ha già promesso che cancellerà molte di queste norme. L’ultima Finanziaria di legislatura, in effetti, profuma già di campagna elettorale.