Sicilia, Finanziaria approvata dall'Ars tra le tensioni del centrodestra

La Finanziaria vede la luce tra le tensioni del centrodestra

Nessun nome Mpa nel voto finale all'Ars, deputati FI contro Galvagno

PALERMO – Il governo Schifani porta a casa la terza Finanziaria di fila senza ‘passare’ dall’esercizio provvisorio, ma nell’ultimo giorno della lunga maratona di Palazzo dei Normanni il centrodestra diventa palcoscenico di rancori, tensioni e scontri.

Lo stralcio delle norme dalla Finanziaria

Tutto parte dalla notte che ha preceduto l’ultimo giorno di votazioni, quando lo stralcio delle norme a lungo evocato è diventato realtà: 77 articoli in meno finiti in diversi disegni di legge autonomi. Troppo per i tanti deputati del centrodestra che contavano sul treno della Finanziaria per agganciare piccole e grandi norme.

Il messaggio di Galvagno

Alle 3:41 di quella notte Galvagno, febbricitante e sotto stress, invia un messaggio di fuoco ai capigruppo di maggioranza ‘pregandoli’ di girare ai colleghi il testo. Il presidente dell’Ars mette nero su bianco il clima “quasi di odio” registrato nella coalizione e rimarca il fatto che i 134 articoli che hanno composto il testo sbarcato in aula non erano stati “minimamente condivisi” con lui. Poi il passaggio più crudo: “Qui c’è gente però che ha incassato e gente che è rimasta a bocca asciutta e non funziona”.

Il messaggio di Galvagno viene anticipato da LiveSicilia ed è la certificazione del clima pesante con cui si sono svolti i lavori, fin dal pressing denunciato da Torre Pisana nei confronti del presidente della commissione Bilancio Dario Daidone, “quasi violentato per la bulimia di alcuni”.

Summit di Forza Italia, Galvagno nel mirino

Nelle stesse ore Forza Italia si riunisce all’Ars con il coordinatore Marcello Caruso. Nel mirino dei deputati forzisti finisce proprio il presidente dell’Ars. Galvagno viene accusato di avere concesso troppo spazio a Pd e M5s e di avere disatteso con lo stralcio le aspettative di molti parlamentari azzurri.

Il rimpasto che alletta i deputati azzurri

In casa Forza Italia, però, si guarda già al possibile rimpasto al quale Schifani presto dovrebbe mettere mano: Daniela Faraoni e Alessandro Dagnino sono i nomi dati in partenza ma il governatore, nel corso di uno scambio di auguri tra forzisti, ha avuto parole d’elogio per l’assessore tecnico “prestato” alla politica. I due assessorati restano comunque nella lista dei desideri del gruppo parlamentare, che chiede al maggiore spazio per la politica nell’ultimo scorcio di legislatura.

Lombardo: “Il centrodestra deve cambiare”

A rendere ancora più frizzante l’aria nel centrodestra, da Catania, all’Ars arriva l’eco delle dichiarazioni del leader Mpa Raffaele Lombardo sui lavori di Sala d’Ercole: “So che ci sono grosse difficoltà. La responsabilità della sintesi è nelle mani del presidente dell’Assemblea che mi risulta essere stato bersagliato da mille richieste. Mi dispiace, credo sti facendo l’impossibile”. Parole al miele verso Galvagno che confermano il feeling FdI-Mpa di cui in tanti parlano da giorni nei corridoi di Palazzo dei Normanni. E il governo? Per Lombardo “deve andare avanti e il centrodestra dovrà ripartire compatto nella prossima legislatura, ma con principi diversi”.

Dalla tabella ufficiale di Sala d’Ercole saltano all’occhio i numeri non proprio larghissimi con i quali la manovra ha ricevuto l’ok: 29 sì, 23 contrari. Il deputato Mpa Giuseppe Lombardo, assente al momento del voto per perché in bagno, alla fine metterà a verbale la sua intenzione di voler votare positivamente alla manovra. Assenti gli altri quattro componenti del gruppo.

Lo sprint finale

Cala la sera e a Sala d’Ercole si torna votare. La manovra marcia verso il traguardo. Le strade di Pd e Movimento cinque stelle si dividono in qualche votazione e così anche quando il capogruppo pentastellato Antonio De Luca chiede il voto segreto su diversi capitoli delle tabelle di accompagnamento alla manovra non ci sono soprese. I Dem hanno inciso in alcune scelte, alla luce del sole, e il voto palese lo certifica.

Lo stesso voto palese che mette in luce gli interessi di molti deputati del centrodestra nell’emendamento che porta sulla barca 21,5 milioni di euro di riserve aggiuntive per i Comuni. Una mossa che manda su tutte le furie il capogruppo M5s: “Si era detto nessuna norma territoriale, la conferenza dei capigruppo ha perso la sua autorevolezza”, dice il deputato messinese in un lungo e aspro duello dialettico con Galvagno.

Schifani assente per il voto finale sulla Finanziaria

In aula non c’è il Schifani. Il governatore, notato nel pomeriggio a Palazzo Reale, si tenuto lontano da Sala d’Ercole. “Il presidente della Regione avrebbe dovuto essere qui nei momenti finali e invece non c’è, il segnale è evidente – osserva il capogruppo Pd Michele Catanzaro -. Il dato politico è sotto gli occhi di tutti: c’è una maggioranza schizofrenica, il governo Schifani non si regge più in piedi”.

La pensa allo stesso modo Cateno De Luca, leader di Sud chiama nord che ha tentato invano di portare avanti le proprie idee. Il gruppo però si è ridotto a tre parlamentari: un numero troppo esiguo per riuscire ad incidere. De Luca alla fine rivendicherà la paternità di tre norme, tra cui il contributo all’articolo sulla Super Zes.

Finanziaria, l’impianto del governo in sicurezza

Tensioni e divisioni nel centrodestra saranno sul tavolo di Schifani già nei primi giorni di gennaio, dopo le feste di Natale. Il presidente della Regione, intanto, porta a casa la quasi totalità delle norme studiate in partenza dal suo governo: dagli incentivi alle imprese per le assunzioni e per i progetti di investimento alla norma sul south working, passando per la Super Zes, gli aiuti all’editoria e i bonus edilizi destinati agli interventi di riqualificazione energetica e sismica.

A tutto questo si aggiungono gli ulteriori dieci milioni di euro ai Comuni per gli extracosti rifiuti, l’aumento delle giornate lavorative dei Forestali e del monte ore per gli ex Pip che oggi hanno trovato posto nella Partecipata Sas. Con questa Finanziaria è anche calato il sipario anche sul precariato di 270 trattoristi dell’Ente sviluppo agricolo.

La mega manovra di oltre due miliardi

Una iniezione di liquidità che presto dovrebbe essere seguita da una variazione di bilancio di oltre due miliardi. L’attesa è tutta per il giudizio di parifica sui rendiconti degli ultimi due anni. “La vera sfida sarà individuare due-tre assi nei quali concentrare quelle risorse per irrobustire la crescita registrata negli ultimi anni”, è l’obiettivo enunciato dal governatore che prima però dovrà sfoderare l’arte della diplomazia per riportare la calma nel centrodestra.


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