Schifani: "I beni confiscati alla mafia siano centri antiviolenza"

Donne, Schifani: “I beni confiscati alla mafia siano centri antiviolenza”

Il presidente della Regione accoglie l'appello della Fondazione Bellisario

PALERMO – Il presidente della Regione Renato Schifani ha accolto con “convinzione e senso di responsabilità” l’appello della presidente della Fondazione Bellisario, Lella Golfo, di destinare alcuni degli immobili sequestrati alla mafia per realizzare centri antiviolenza. “Verificherò personalmente la possibilità di destinare alla Fondazione un bene sottratto alla mafia per realizzare un Centro di formazione per le donne vittime di violenza all’interno dell’immobile assegnato pochi giorni fa alla Regione dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati”. Così il presidente Schifani, portando il saluto di apertura ai lavori del seminario internazionale “Donne sole al comando?”, organizzato a Palermo dalla Fondazione Marisa Bellisario.

“La criminalità si combatte dando il buon esempio”

“Sono convinto – ha aggiunto il governatore della Sicilia – che la criminalità si combatta anche con segnali come questo e dando il buon esempio”. Schifani, rivolgendosi alle centinaia di donne imprenditrici arrivate da tutta Italia al Convitto Falcone, ha sottolineato anche l’accelerazione che il governo regionale ha impresso nell’erogazione dei finanziamenti alle imprese attraverso l’Irfis, la finanziaria della Regione, e il sostegno all’imprenditoria femminile e giovanile: “Abbiamo destinato circa 350 milioni di euro per fronteggiare i rincari dei costi energetici e l’aumento delle materie prime, dando una boccata d’ossigeno alle aziende siciliane già colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino”. 

“Se non cresce il Sud non cresce neppure il Nord”

Sul tema dell’internazionalizzazione dell’economia, il governatore siciliano ha rilanciato l’idea di fare dell’aeroporto di Comiso un terminal cargo: “Dobbiamo combattere la famosa Italia a due velocità, perché se non cresce il Sud non cresce neppure il Nord. Ma dobbiamo impegnarci. Abbiamo, ad esempio, un aeroporto a pochi chilometri dal più grande mercato agroalimentare della Sicilia e stiamo lavorando affinché diventi una piattaforma per esportare i nostri prodotti di eccellenza in tutto il mondo che attualmente, invece, vengono trasferiti sul gommato”. 

La richiesta di Lella Golfo

“Chiediamo che alcuni degli immobili sequestrati alla mafia, quei simboli di uno Stato e di una società civile che vincono sulla violenza diventino centri di accoglienza e formazione per le donne vittime di quella stessa violenza. Il male che si trasforma in bene, la violenza che genera solidarietà e indica la strada da cui ripartire. Sarebbe un segnale alle donne, alla società civile e ci sono i fondi del Pnrr per farlo”. Lo ha detto Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario, aprendo i lavori di “Donne sole al comando?”

L’appello a Schifani

“Un appello – ha detto Golfo – che parte dalla Sicilia, da una terra generosa, solidale e ribelle. E che rivolgo anche al mio amico Renato Schifani che già da presidente del Senato è stato un alleato fondamentale per l’approvazione della mia legge sulle quote”. Inevitabile il riferimento alla prima donna presidente del consiglio del Paese, Giorgia Meloni, dopo 65 governi retti da 31 presidenti del consiglio uomini e 13 totalmente al maschile.

“Il ciclone Giorgia Meloni”

“Poi – ha sottolineato – il ciclone Giorgia Meloni. Comunque la si pensi, per la prima volta nella storia repubblicana una donna ha costruito, da sola, in 10 anni, un consenso forte, una vittoria piena. Nel corso di una tempesta perfetta, in una delle stagioni più complesse degli ultimi decenni, i cittadini italiani le hanno consegnato il timone del Paese. Dopo di lei, il Pd ha espresso la sua prima segretaria donna. I primati servono certamente a questo: a rompere un argine, a contaminare il presente e costruire un futuro diverso”.

Galvagno: “Marisa ha vinto la battaglia sulla parità genere”

Nel corso del convegno è intervenuto con un videomessaggio anche il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno: “Questa iniziativa stimola a impegnarsi, ma soprattutto offre visibilità alle esperienze di imprenditorialità femminile e di impegno civile. Marisa Bellisario, prima donna a guidare brillantemente una azienda pubblica, è stata capace di sfidare e vincere la battaglia sulla parità di genere che, ha contribuito, a rendere più moderne e complete le nostre istituzioni”.

“Oggi la Fondazione, rappresenta la prosecuzione dell’impegno per il riscatto delle donne. Impegno costante e instancabile verso un nuovo approccio culturale alla società e alla politica. La stessa politica che deve continuare a spendersi affinché, in tutto il mondo, venga definitivamente cancellata la violenza di genere. Su questa strada ritengo sia molto positivo quanto ha fatto il governo Meloni con il potenziamento del cosiddetto codice rosso, ovvero un ulteriore pacchetto di misure, proprio per garantire una maggiore sicurezza delle donne”.

Il presidente Galvagno ha concluso: “A voi che oggi siete testimoni ed esempio concreto di cosa bisogna fare per l’affermazione dei diritti delle donne, ribadisco tutta la mia disponibilità e dell’Ars che mi onoro di presiedere, in favore di questa nobile causa”.

Cannariato: “Troppe donne a casa, molte culle vuote”

L’Italia che noi donne vogliamo è una Repubblica fondata sul lavoro per tutti: donne e uomini. Per cercare di capire come orientarci per salvare e difendere la nostra idea di futuro occorre focalizzare la nostra attenzione su tre enormi problemi: troppe donne a casa, molte culle vuote, tanti, tantissimi giovani che emigrano, spopolando interi territori del nostro Sud”. Lo ha detto Marcella Cannariato, delegata Sicilia Fondazione Bellisario.

“Da anni l’Italia cresce poco dal punto di vista economico e cresce ancor meno sul piano demografico – ha proseguito – eppure esiste una risorsa importante di cui si parla poco e sempre nel modo sbagliato, il lavoro femminile. Fare largo alle donne e promuoverne l’occupazione – ha aggiunto – è diventato urgente non solo per ragioni di parità di genere e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di noi l’Italia non cresce”.



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