Terremoto Formazione | Adesso trema la politica - Live Sicilia

Terremoto Formazione | Adesso trema la politica

Dopo gli scandali di Messina e Palermo tocca alla Formazione professionale catanese finire nell'occhio del ciclone. Il ruolo di politici e burocrati ai Raggi X. Quella foto con l'ex presidente Raffaele Lombardo.

CATANIA – “Siamo solo all’inizio”, continuano a ripetere gli investigatori. Le indagini, d’ora in poi, puntano dritto alla politica. O meglio, a quel presunto “rapporto perverso” fra la politica appunto e il mondo della Formazione professionale. Un rapporto già venuto a galla in altre città e in altre inchieste. A Palermo come a Messina.

Non si tratta soltanto del ruolo delle “mogli e cugine di personaggi eccellenti” citate in conferenza stampa dall’aggiunto Giuseppe Gennaro. Al vaglio dei finanzieri, coordinati dal procuratore Giovanni Salvi, ci sono le posizioni di “persone a lui molto vicine”. Il “lui” a cui fanno riferimento gli investigatori sarebbe l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Che dal canto non nega di conoscere “tutti i personaggi dell’inchiesta”, ma taglia corto: “Mai fatto nulla con la Formazione professionale. Ho degli amici che se ne occupano, ma non ho alcun interesse”. E conferma pure di conoscere Francesco Cavallaro, il direttore dell’Iraps finito in carcere, alla stessa maniera in cui “conosco tanta altra gente”. A proposito, anche il riferimento alle “mogli” porta dritto a Raffaele Lombardo, la cui consorte ha lavorato per anni all’Anfe. “Senza percepire stipendio per dieci anni”, replica l’ex governatore che non nasconde il suo interesse “esclusivo” per le questioni giudiziarie del processo che accosta il suo nome alla mafia. La formazione non è annotata nella sua agenda.

C’è molto altro, dunque, oltre ai dieci arresti di ieri. Ci sono innanzitutto i 52 indagati ancora top secret e i 58 milioni di euro spesi per finanziare i corsi organizzati da Iraps, Anfe, Issvir e Anfes. Molti dei quali “fittiziamente spesi”, sostiene la Procura di Catania, grazie ad un sistema di false fatture per operazioni inesistenti e alla sfilza di dipendenti iscritti al libro paga per far cosa non è ancora chiaro.

Fra i faldoni di carte da spulciare, e che non sono confluite nella misura di ieri, non c’è, ad esemio, lo spinoso capitolo della Formazione professionale all’interno del Palazzo di giustizia di Catania. Il progetto era quello intitolato “rafforzamento delle capacità d’azione delle autorità per l’Amministrazione della giustizia della Regione Siciliana”. Una montagna di soldi del Fondo sociale europeo che sarebbero dovuti servire per rendere più efficiente la macchina della Giustizia. Uno dei primi bandi a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura catanese è stato quello che ha assegnato un milione e 230 mila euro del Programma operativo regionale 2007/2013 – Fondo Sociale europeo alla Procura di Palermo, al Tribunale e alla Corte d’appello di Catania. La procedura adottata era quella “aperta con il criterio di offerta economica più vantaggiosa”. A presentarla è stata proprio l’Iraps Onlus. La determina era a firma del dirigente del servizio Concetta Cimino, la stessa già citata in giudizio dalla Procura contabile per un presunto danno erariale, e dell’allora dirigente generale dell’assessorato alla Formazione, Patrizia Monterosso.

Il giorno della presentazione, seduti fianco a fianco al Palazzo di giustizia etneo, c’erano Raffale Lombardo e Francesco Cavallaro. Lo stesso Cavallaro il cui nome è una costante nelle indagini arrivate ieri al giro di boa degli arresti e quelle che restano in ballo. E puntano diritto alla politica.


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