PALERMO – “Credo che un po’ di cose buone siamo riusciti a farle”. L’assessore regionale alla Formazione Roberto Lagalla, incassato il “sì” dell’Ars ad alcune norme previste nel Collegato, guarda già avanti, verso una nuova legge che regoli il settore: “Intanto, abbiamo tracciato una linea tra il prima e il dopo”.
In che senso?
“Nel senso che abbiamo da un lato sancito la tutela dei lavoratori storici, dall’altro stiamo già pensando a una rivisitazione della legge 24 del 1976 (quella che disciplina la Formazione in Sicilia, ndr): bisognerà cambiare tutto”.
In quale direzione avverrà questo cambiamento?
“Bisognerà introdurre principi di maggiore flessibilità nel reclutamento dei lavoratori. Per troppo tempo si è creduto che i dipendenti degli enti di Formazione fossero paragonabili ai dipendenti regionali. Un equivoco che bisognerà superare”.
E in che modo pensate di superarlo, se in fondo i corsi e gli enti sono comunque finanziati dalla Regione?
“Pensiamo a un modello simile a quello dei convenzionati nella Sanità: la Regione non avrà alcuna competenza su ciò che riguarda i rapporti di lavoro. Ovviamente questo modello riguarderà i nuovi, i futuri lavoratori. Nel frattempo bisognerà tutelare il personale storico”.
A questo tra un po’ arriviamo. Intanto mi dica se ho capito: nel modello che troverà posto nella nuova legge sulla Formazione, in pratica, la Regione si “libererà” di ogni legame con i lavoratori. Ho capito bene?
“Vede, credo che sia giunto il momento di tirare una linea tra il vecchio e il nuovo sistema. Bisognerà, certamente, alleggerire la Regione. Non si potrà più pensare a un impiego a tempo indeterminato in questo comparto. E ciò anche per la natura stessa del settore: la Formazione cambia continuamente, e cambiano i profili professionali richiesti, non si può pensare che una specifica competenza sia utile sempre e allo stesso modo per tutta la vita”.
Torniamo allora ai “vecchi”, per così dire. Quali sono le tutele previste per questi lavoratori?
“Intanto proprio la norma del Collegato che è stata approvata all’Ars e che fissa paletti molto stretti”.
Ce la spieghi.
“Molto semplicemente, la norma prevede non solo che gli enti, nel momento in cui devono assumere, dovranno individuare prioritariamente tra i lavoratori iscritti all’albo, ma soprattutto introduce una sanzione molto dura per gli enti che assumeranno all’esterno, nonostante la presenza di quella professionalità nell’albo: la sospensione dell’accreditamento”.
Un po’ di numeri, per capire meglio di cosa stiamo parlando: quanti sono i lavoratori che fanno parte dell’albo e quanti di questi hanno concrete possibilità di tornare a lavorare?
“L’albo originariamente comprendeva circa 8.500 lavoratori. Ma al nostro censimento hanno risposto molti di meno: circa 5.600 persone. Evidentemente, in tanti nel frattempo hanno abbandonato il settore, sono andati in pensione o hanno perso interesse. Questa cifra comprende anche i cosiddetti ‘ex sportellisti’ per i quali l’Ars ha approvato una norma a parte. Penso quindi che dei rimanenti quattromila potranno tornare a lavorare circa duemila persone o poco più”.
E gli altri che faranno?
“Per coloro i quali non troveranno un lavoro con l’avvio dei nuovi corsi, stiamo lavorando su più fronti. Intanto ripristinando il Fondo di garanzia, che è stato quasi azzerato, che finanzieremo con somme provenienti da alcune economie relative a vecchie rendicontazioni; poi lavoreremo anche sulla riqualificazione dei lavoratori affinché possano essere ‘riconvertiti’ nel processo di Banda larga della Regione, tramite un apposito protocollo che la giunta approverà nei prossimi giorni con la società che ha preso il posto di Italia Lavoro; infine, con l’Inps stiamo lavorando ai prepensionamenti”.
A proposito dei prepensionamenti, il vecchio governo sembrava aver portato a termine questo processo. Sembrava tutto fatto, poi i prepensionamenti non sono stati attivati. Che è successo?
“In effetti il precedente governo ha avviato delle interlocuzioni col governo nazionale. Ma non era ancora in possesso di dati aggiornati. Proprio per questo abbiamo avviato un censimento che ci consentirà di fornire al governo tutte le informazioni utili per attivare presto questo strumento”.
Per gli sportellisti invece? Qual è la prospettiva?
“Come dicevo, l’Ars ha approvato una norma che prevede, in sostanza, il loro utilizzo nei Centri per l’impiego. Si tratta di personale che ha acquisito negli anni esperienze e conoscenze. Ma la competenza in questo caso è dell’Assessorato al Lavoro che definirà criteri, tempi e modalità di utilizzo del personale”.
Torniamo ai corsi di Formazione: quali sono i tempi per l’effettivo avvio, e quindi del ritorno a lavoro di quei duemila operatori di cui parlava?
“Intanto vorrei sottolineare il grande successo che ha avuto, dopo un iniziale problema di sovraccarico, la procedura a catalogo: sono state 61 mila le pre-iscrizioni ai corsi e dagli enti sono arrivate proposte per 264 milioni, il doppio dello stanziamento totale previsto che è di circa 125 milioni. I corsi proposti sono stati circa 2.250: ne verranno autorizzati 1.050. Non male. Adesso molto dipende anche dagli enti: quelli che sono già pronti sotto tutti gli aspetti potranno far partire i primi corsi molto presto. I primi già entro luglio”.