PALERMO – L’assessorato regionale alla Formazione ha ritirato l’avviso pubblico 7/2023 che stanzia oltre 60 milioni di euro per percorsi formativi destinati ad adulti disoccupati con la finalità di riqualificarli per il mercato del lavoro.
Si tratta della seconda finestra del bando contro cui si erano scagliate le associazioni datoriali Asef, Assofor, Federterziario e IForm.
Le sigle contestano tra l’altro il riferimento al contratto collettivo nazionale di lavoro siglato da Cgil, Cisl e Uil come riferimento da applicare, e la modalità del click day per prenotare le risorse relative all’avvio dei percorsi formativi indirizzati ad adulti disoccupati.
Il decreto di annullamento è stato pubblicato nei giorni scorsi ed è dovuto, ufficialmente, alla presenza di refusi. Secondo le associazioni, però, il ritiro ha evitato ricorsi e contenziosi ai danni dell’amministrazione.
“Il testo – scrive – presenta problemi di chiarezza e comprensibilità, perché, di fatto, modifica la norma sulla disciplina organica dei contratti di lavoro. Tale mancanza di chiarezza può determinare problemi interpretativi e, di conseguenza, contenziosi”.
Secondo Asef, Assofor, Federterziario e IForm, “l’avviso sembrerebbe voler introdurre una sorta di automatismo nell’applicazione delle disposizioni ‘più favorevoli’ provenienti da altri contratti collettivi diversi da quello applicato, ma questo approccio contrasta con i principi consolidati in materia”.
La replica dei sindacati
“Ieri abbiamo appreso dalla stampa che le associazioni datoriali “Asef, Assofor, Federterziario e Ifrom hanno contestato l’Assessorato Regionale alla Formazione per avere inserito all’interno dell’avviso 7/2023 il riferimento al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro siglato da CGIL CISL e UIL come contratto di riferimento da applicare nel settore della formazione professionale. È bene premettere che l’avviso 7/2023, non è stato ritirato a seguito della contestazione sollevata dalle predette Associazioni ma per eliminare errori di stampa e/o tipografici” – si legge in una nota diffusa da Cgil, Cisl e UIL -.
“La notizia fornita alla stampa dalle Associazioni non è vera perché in nessun posto dell’avviso è evidenziato che il contratto di riferimento è quello sottoscritto da CGIL CISL e UIL SNALS. Come è facile leggere, l’avviso all’art. 6 cosi recita “salvo diversa previsione, ai fini del presente decreto, per contratti collettivi si intendono i contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”.
“Rimane fermo il principio del favorlavoratoris, le condizioni in melius e i trattamenti non inferiori previsti da altri contratti collettivi rispetto a quelli del CCNL stipulato dalle associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale considerato quale termine di paragone.” Il riferimento ai contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative è estratto dall’ art. 51 Dlgs 81/2015 quello che fedelmente è riportato per l’appunto all’art. 6 del predetto avviso 7/2023. Il precetto normativo contenuto nell’art. 51 del Dlgs 81/2015 è stato recentemente rafforzato dalla legge di conversione del decreto PNRR (D.L. n. 19/2024, convertito in Legge n. 56/2024), riferendosi al CCNL da applicare ai lavoratori impegnati negli appalti e nei subappalti, stabilendo che “al personale impiegato spetta un trattamento economico e normativo complessivamente non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale e territoriale stipulato dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicato nel settore e per la zona strettamente connessi con l’attività oggetto dell’appalto e del subappalto”.
Nel nuovo decreto PNRR 19 2024 nella stessa ottica di tutela dei lavoratori si modifica l’articolo 29 del Dlgs 276/2003, introducendo anche l’obbligo per gli appaltatori e i subappaltatori di riconoscere al personale impiegato un trattamento economico non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi la cui applicazione risulti maggioritaria nella zona e nel settore oggetto dell’appalto. Quanto inserito da parte dell’amministrazione all’interno dell’avviso 7/2023 rispetta dunque quanto disposto dal legislatore.
Dispiace che alcune associazioni datoriali non condividano il comportamento corretto e trasparente e dell’Assessorato e del Dipartimento alla Formazione e ritornino con notizie fuorvianti sul tema del CCNL. La questione è stata già ampiamente sviscerata al tavolo regionale con gli Assessori Turano e Albano e i rispettivi Dirigenti Generali. A tal proposito, si consiglia di rileggere attentamente la posizione ufficiale del Dirigente Generale del Dipartimento Lavoro espressa nella nota 21204 del 23/05/2024 che alleghiamo al presente comunicato.
La verità è che alcune Associazioni sono convinte che il sistema regionale sia diventato un “pascolo” senza regole e senza controlli ove possono muoversi liberamente ed utilizzare il CCNL per ridurre il costo del lavoro. Il legislatore nazionale, con le ultime novità normative intende evitare esattamente quello che le predette Associazioni auspicano e cioè, che il costo lavoro possa diventare un elemento su cui basare la concorrenza tra gli enti. Per cisl scuola, l’applicazione della legge rappresenta un passaggio fondamentale per la regolarizzazione di un sistema da troppo tempo soggetto a continui cambiamenti e irregolarità, che dobbiamo affrontare e risolvere insieme. Non c’è alcuna intenzione di escludere qualcuno: al contrario, l’obiettivo è costruire un settore che operi nel rispetto dei principi di trasparenza e legalità, nell’interesse dei cittadini siciliani e di tutti i lavoratori coinvolti, sia sul versante datoriale che su quello dei dipendenti”.