PALERMO – Il posto è vuoto. E fa gola a molti. E non solo perché il “prescelto” si assicurerà un bonus lordo da 1.800 euro mensili. L’elezione di Salvo Pogliese al parlamento europeo ha finito per complicare ulteriormente la già complesa vita politica siciliana. Tra pochi giorni si dovrà scegliere il vicepresidente dell’Assemblea regionale. E non sarà una passeggiata, la seduta di martedì prossimo, che prevede l’elezione all’ordine del giorno.
Già, perché in realtà la situazione è semplice solo in superficie: via un deputato del centrodestra (di Forza Italia, per la precisione), dentro un altro deputato del centrodestra. Ma l’equivalenza, a Palazzo dei Normanni, non è così scontata. Anche perché il centrodestra siciliano, oggi, è un universo fratagliato e variegato. Gli appetiti, quindi, in questo caso sono diversi. Ma sembra esserci già un nome a spiccare su tutti. Santi Formica, ex assessore regionale alla Formazione e soprattutto vicepresidente dell’Assemblea già nella scorsa legislatura, è il nome scelto da Forza Italia e Lista Musumeci. Una scelta non così “pacifica”. Ad aspirare a quel ruolo, infatti, c’era (e in linea teorica ci sarebbe ancora) un altro parlamentare di Forza Italia, cioè l’ex presidente della Commissione bilancio Riccardo Savona, transitato tra gli azzurri dopo l’abbandono assai polemico con i Drs di Totò Cardinale, giunto in seguito a una plateale e ostile presa di posizione del presidente Crocetta. Una candidatura, quella di Savona, che sarebbe servita a “puntellare” con un incarico di prestigio istituzionale, la porzione palermitana di un gruppo, invece, finora a forte trazione “orientale” sul piano degli incarichi (catanese è il capogruppo Falcone e catanese è appunto l’ex vicepresidente Pogliese). Ma come detto, gli azzurri guarderanno verso Messina, proponendo il capogruppo della Lista Musumeci (anche questo quasi esclusivamente composta da uomini della Sicilia dell’est). Alla proposta potrebbe – ma non è ancora certo – aderire il Cantiere popolare di Toto Cordaro. Ma il centrodestra non è tutto qui. Gli alfaniani all’Ars, infatti, sono pronti a calare una propria proposta. Si tratta del capogruppo del Nuovo centrodestra, Nino D’Asero. Anche lui catanese, sembra voler andare fino in fondo nella corsa verso il ruolo di “vice-Ardizzone”.
Una situazione, quella del centrodestra, che paradossalmente complica la vita persino al centrosinistra. Ieri, infatti, il gruppo parlamentare del Pd ha affrontato il tema della vicepresidenza, dando mandato al capogruppo, Baldo Gucciardi, di sondare le intenzioni delle altre forze politiche di Sala d’Ercole. “Se il centrodestra avesse una proposta unitaria, e considerato che bisognerà sostituire Pogliese, potremmo votarla” sussurrava al termine del vertice un deputato democratico. Ma come abbiamo visto, la proposta unitaria non c’è. Così tutto torna in ballo. E persino il Pd potrebbe decidere di presentare un proprio candidato. “Al momento – precisa però il segretario regionale Raciti, presente all’incontro con i parlamentari regionali – il partito ancora sta valutando se è il caso, o meno, di proporre una propria candidatura”. Anche perché lì il “gioco” è ancora più complesso. E si intreccia con quello del rimpasto. Il pressing soprattutto dei cuperliani su Crocetta affinché il governatore ritoccasse la giunta, era stato in qualche modo “frenato” dalla controproposta dei renziani: rivediamo tutte le cariche istituzionali. Un azzeramento, da compiere ovviamente molto presto. Per ridiscutere tutti gli incarichi di guida delle commissioni parlamentari o di componenti del Consiglio di presidenza.
Ma tra i democratici circolano già i nomi dei possibili vicepresidenti. Nomi che rispecchiano un po’ le divisioni esistenti nel partito. Da un lato, quello dell’attuale capogruppo Baldo Gucciardi (si fa il nome di Giuseppe Lupo come possibile capogruppo, al suo posto), dall’altro quello di Mariella Maggio. Ma l’attuale guida a Sala d’Ercole dei democratici non sarebbe così entusiasta dell’idea. Il gruppo si è aggiornato a lunedì. Quando forse si saprà qualcosa di più sulla possibilità che la votazione del vicepresidente possa slittare almeno ad ottobre. Quando si concluderanno le paradossali (ri)votazioni in alcune sezioni del Siracusano, dopo la denuncia dell’ex deputato regionale Giuseppe Gennuso.
A quelle elezioni parteciperà anche Pippo Gianni, già, suo malgrado, in campagna elettorale. Sarebbe lui infatti il nome scelto dalla maggioranza “extra Pd” per il ruolo di vicepresidente. Una nomina, però, che potrebbe scontrarsi col regolamento dell’Ars. Gianni, nonostante abbia sposato politicamente la scommessa di Totò Cardinale e del nuovo Pdr, che a Sala d’Ercole si rispecchia nei Democratici e riformisti, è ancora formalmente appartenente al gruppo misto. Che esprime già un componente del Consiglio di presidenza, cioè l’altro vicepresidente Antonio Venturino. Ex grillino, quest’ultimo ha contribuito a complicare la situazione. Il regolamento cui abbiamo fatto riferimento, infatti, dispone che “nell’Ufficio di Presidenza devono essere rappresentati tutti i Gruppi parlamentari costituiti di diritto”. Ma l’addio di Venturino al Movimento cinque stelle ha di fatto estromesso i grillini dal Consiglio di presidenza. “Crediamo sia giusta – afferma il neo capogruppo cinquestelle Valentina Zafarana – che anche noi facciamo parte del Consiglio, per ragioni di equità ma anche di trasparenza, visto che le decisioni vitali di questo parlamento passano proprio da quell’organismo”. I grillini, insomma, vogliono partecipare alla partita. Ma ancora un nome non c’è. “Noi amiamo consultarci fino all’ultimo momento”, spiega la Zafarana. Il nome, quindi, quasi certamente verrà ufficializzato in giornata. Poi bisognerà solo contare. Tra quattro giorni parte la corsa per la poltrona di vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana.