Lo scontro, stavolta via social, è stato più duro del solito. E del resto, da tempo non è un mistero: per Gianfranco Micciché, la poltrona di assessore all’Economia non dovrebbe essere ricoperta da Gaetano Armao. Ma il vicepresidente della Regione, dal canto suo, gode ancora di una “doppia fiducia”: quella del governatore Nello Musumeci e quella di Silvio Berlusconi che lo aveva voluto in giunta. Lo ha ammesso, del resto, lo stesso presidente dell’Ars pochi giorni fa in una intervista a LiveSicilia: “Io avrei voluto togliere Armao, ma Berlusconi mi ha detto che si sarebbe dispiaciuto, e allora ho desistito”.
Pare, però, che qualcosa si stia muovendo di nuovo. E che Micciché possa tornare alla carica, direzione Arcore, per convincere il Cavaliere a deporre quel veto in un cassetto. Sarebbe l’innesco, a quel punto, di una operazione di “restyling” della giunta regionale, almeno per quanto riguarda gli assessori in quota Forza Italia. Musumeci permettendo, si intende. Un via libera, però, ancora non c’è.
Intanto, però, almeno in termini di colloqui, incontri, proposte, il progetto è avviato. Forza Italia, appena potrà, chiederà la sostituzione di almeno due, se non di tre assessori. Armao, appunto, ma non solo. In bilico è la posizione di Edy Bandiera, il cui operato non sarebbe stato finora gradito a Stefania Prestigiacomo. Una disaffezione che sarebbe cresciuta di molto, nei giorni in cui l’ex ministra protestava nei confronti della gestione della Sanità nel Siracusano. Giorni in cui sarebbe mancato l’apporto deciso dello stesso Bandiera.
E così, ecco i nomi in ballo. Che avrebbero anche una valenza “geopolitica”, se così si può dire. Micciché, infatti, vorrebbe “premiare” alcune province finora tenute fuori dai ruoli istituzionali. In particolare quelle di Agrigento e Trapani. Così, il sostituto di Bandiera potrebbe arrivare da lì. Due i nomi in ballo: quelli del saccense Fabrizio Di Paola e quello del mazarese Toni Scilla. Profili in un certo senso vicini, non a caso: entrambi vantano una certa esperienza proprio nel settore della pesca, gestito appunto dallo stesso assessorato che si occupa di Agricoltura.
Ma il rimpasto azzurro potrebbe non fermarsi qui. Non è stabile, al momento, nemmeno la posizione di Bernadette Grasso, per più di un motivo. A cominciare, appunto, dalla geografia di Forza Italia: la nomina di Tommaso Calderone a capogruppo, in sostituzione di Giuseppe Milazzo, ha portato a due il numero di messinesi in ruoli di prestigio all’interno della quota dei berlusconiani. Non solo. Non è escluso nemmeno che possa essere la stessa Grasso, dopo due anni di lavoro molto intenso, attorno a problematiche assai delicate, a chiedere un rientro nei ranghi dei deputati dell’Ars. A quel punto, il terzo nome di Forza Italia potrebbe essere a sorpresa, ma non più di tanto. E sarebbe quello del sostituto di Gaetano Armao, in un ruolo delicatissimo come è quello di assessore al bilancio. In questo senso, Micciché starebbe pensando a un uomo che ha una notevole esperienza nel settore, visto i suoi tanti anni di presidenza nella commissione Bilancio dell’Ars: cioè Riccardo Savona. Oppure, altra alternativa di cui si sussurra, è Antonio Cognata, ex sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo.
Non sembra però che Nello Musumeci muoia dalla voglia di aprire la pratica rimpasto. Il governatore in primavera aveva parlato di luglio per avviare qualche innesto in squadra. Alla fine, il tutto si è limitato a oggi alla sostituzione in casa Fratelli d’Italia di Sandro Pappalardo con Manlio Messina al Turismo. Resta ancora vacante la casella dei Beni culturali, che dopo la tragica scomparsa di Sebastiano Tusa è gestita ad interim da Musumeci. Il presidente ci ha preso gusto e anche per via della difficoltà di trovare un nome di alto profilo che possa reggere il confronto con quello dell’archeologo morto in Etiopia, il tempo passa senza una sostituzione. Negli ambienti musumeciani si dice che il governatore vorrebbe aspettare l’anno nuovo per rimettere mano alla squadra. E in effetti al momento nella compagine del centrodestra solo Forza Italia spinge in quella direzione. In Diventerà Bellissima non dovrebbero esserci movimenti, quanto ai Popolari e Autonomisti si è spesso parlato della possibilità di un ingresso di Saverio Romano, ma l’ex ministro dovrebbe togliere la poltrona a qualche amico, e non è cosa semplice. Peraltro, gli alleati da tempo lamentano a bassa voce come il gruppo centrista sia un po’ sovrarappresentato con tre assessori e un vicepresidente dell’Ars.