“Guardi la foto signor giudice...” | L'imputato accusa la vittima

“Guardi la foto signor giudice…” | L’imputato accusa la vittima

Il Tribunale di Palermo

Andrea Di Matteo rischia 18 anni di carcere. Nello scatto la vittima è con un indagato per mafia.

PALERMO – “Guardi signor giudice…”. L’imputato tira fuori la stampa di una fotografia per difendersi e gettare ombre sul suo accusatore. A prendere la parola in aula è Andrea Di Matteo. Per lui, imputato di estorsione, il pubblico ministero Dario Scaletta ha chiesto 18 anni di carcere.

Di Matteo si presenta davanti al collegio presieduto a Fabrizio La Cascia con fogli e documenti per cercare di ribattere, punto su punto, alle accuse. Sceglie la formula delle dichiarazioni spontanee. Sorprende tutti mostrando una foto che ritrae l’imprenditore a cui avrebbe imposto il pizzo assieme ad un indagato per mafia e fratello di un boss. Nella foto, postata su Facebook dalla vittima, fanno colazione tutti insieme nella cava dell’imprenditore. Persone vicine a Sala fanno sapere che si sarebbe trattato di uno scatto estemporaneo. L’indagato per mafia era uno dei tanti clienti di quella mattina.

Il legale di Di Matteo, l’avvocato Tommaso De Lisi, nell’arringa che chiude con la richiesta di assoluzione aggiunge la storia della foto ad altri episodi per sostenere l’inattendibilità e l’inaffidabilità del racconto della parte offesa. La copia della fotografia viene acquisita al fascicolo del processo, ma resta da accertare come sia entrata in carcere.

Il dibattimento si occupa di lunga storia di pizzo durata 17 anni. Ad interromperla nel 2016 furono quattro arresti. Tre imputati sono stati già condannati in promo grado: Salvatore Raccuglia, fratello del capomafia di Altofonte Domenico (16 anni in continuazione con una precedente pena), Salvatore La Barbera (8 anni) e Giuseppe Serbino (6 anni e 6 mesi). Lo scorso febbraio il giudice per l’udienza preliminare Wilma Mazzara ha condannato gli imputati anche a risarcire i danni alle parti civili: l’imprenditore, assistito dall’avvocato Salvatore Caradonna, e l’associazione Addio Pizzo, assistita dall’avvocato Maurizio Gemelli.

Di Matteo, la cui posizione è stata stralciata perché ha chiesto l’ordinario, nel 2010 era stato condannato per mafia, ma poi assolto in appello. Gli sono stati, però, confiscati i beni.

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