"Abbiamo ucciso Fragalà,| ma tre ragazzi non c'entrano" - Live Sicilia

“Abbiamo ucciso Fragalà,| ma tre ragazzi non c’entrano”

Antonino Siragusa e l'avvocato Enzo Fragalà

L'omicidio del penalista ricostruito, istante dopo istante, da Antonino Siragusa.

IL VERBALE INTEGRALE
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PALERMO – “Voglio fare un interrogatorio… riguardo i fatti dell’avvocato Fragalà… collaborare”. Venticinque minuti dopo le undici del 2 maggio scorso, in una località segreta, Antonino Siragusa si presenta davanti ai pubblici ministeri Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco.

Il verbale si apre con il racconto del suo ingresso in Cosa nostra, dove non serve più una cerimonia di affiliazione (“Basta che lo sa quello che comanda… nel quartiere già è come sei sei un affiliato”) e si concentra sull’omicidio del penalista “perché ci sono tre ragazzi che non c’entrano niente in carcere”. Le dichiarazioni di Siragusa smentiscono quelle di Francesco Chiarello, il pentito che ha fatto riaprire le indagini sull’omicidio di Enzo Fragalà. E soprattutto scagionano tre sei sei arrestati: Francesco Arcuri, Francesco Castronovo e Paolo Cocco. Al contrario inguaiano Antonino Abbate e Salvatore Ingrassia.

Siragusa racconta la sua verità. Non tutto fila liscio. I pubblici ministeri gli contestano numerosi passaggi di una deposizione carica di tensioni e scontri verbali, di botta e risposta. L’attendibilità del dichiarante è ancora da verificare. Siragusa ricostruisce quel maledetto 23 febbraio 2010, giorno in cui i killer entrarono in azione sotto lo studio del penalista, in via Nicolò Turrisi.

“… di pomeriggio ci chiama Tonino al bar… in piazza Sturzo – l’appuntamento era a pochi passi da una sorta di agenzia di scommesse – ‘stasera, dice, dobbiamo dare quattro colpi di legno a uno’… eravamo io, Ingrassia e Tonino”. Siragusa era perplesso: “Ci ho detto invece di darceli noi perché non ci mandiamo a qualche altro, cioè ci dobbiamo esporre noi a darci quattro colpi. Dice ‘no lo dobbiamo fare noi… dice ci servirebbe una mazza non te la fare prestare da nessuno ci ho detto va bene vediamo se da Martino che fa ristrutturazioni che abita vicino Castronovo vediamo se trovo una mazza e ho trovato una mazza… la mazza del pico… il bastone… un metro e passa… vado a prendere la mazza e la porto in agenzia…”.

Siragusa si attribuisce un ruolo specifico, ma precedente all’esecuzione del pestaggio nel corso del quale avrebbe fornito solo un supporto: “Tonino dice telefona che questo è l’avvocato Fragalà – mentre parlava Abbate gli mise in mano un biglietto di carta con il recapito -, mi ha risposto la segretaria, gli ho detto a che ora se ne andava l’avvocato perché dovevo parlare con lui per problemi giudiziari… mi ha detto che se ne andava sempre verso le otto e venti, nove meno venti massimo”.

La vita “normale” di Siragusa proseguiva parallela al piano di morte. Come se nulla fosse. Prima dell’appuntamento sotto lo studio Fragalà c’era da affrontare le incombenze familiari: “Dovevo andare alla Zisa a prendere mia moglie – aggiunge – lasciavo mia moglie al lavoro (era impiegata alla sala Bingo vicino al Politeama, ndr) e andavo subito da Tonino”. Non era stato puntuale e si era meritato il richiamo di Abbate: “… mi chiama… ma dove sei avevamo appuntamento alle otto meno cinque e ancora non sei venuto?… posteggio la Smart dal lato dello studio… Tonino era fermo sotto questo albero al buio”.

Fragalà scese dallo studio, al termine di una lunga giornata di lavoro: “Viene verso di noi… appena lui sta attraversando… Tonino scende dalla macchina… si mette il casco… blu scuro c’aveva dei fiori… la mazza in mano… lui gli ha dato un colpo nelle gambe, pum… questo signore è caduto e ha continuato a darci… cioè tutte queste persone di qua io non le ho viste completamente…”. Si riferisce ai testimoni che hanno raccontato di avere assistito all’aggressione.

Siragusa riferisce che si rese conto che sarebbe accaduto il peggio: “… io dentro di me dicevo basta minchia accussì u sta ammazzannu… un bel po’ di colpi gli ha dato… lui doveva scappare con Ingrassia con il motore… la mazza l’ho portata io… una signora buttava voci e lui è scappato subito con la mazza… si è messo sopra il motore e se ne sono andati… io pensavo che lui stava salendo nella macchina e gli avevo aperto lo sportello… hanno girato per il Capo a destra… io me ne sono andato a sinistra ero preoccupato che si potevano prendere il numero di targa…”.

Dopo il pestaggio “sono arrivato al Borgo già Abbate…era là con Ingrassia dice (si riferisce ad Abbate, ndr) andiamo che dobbiamo andare a buttare questa cosa… ci mettiamo sopra la macchina e andiamo a prendere la benzina… in via Albanese… con una Quasquai Grigia… ce ne andiamo alle spalle di via La Farina…”.

È il posto dove si sbarazzarono della mazza: “È una strada buia scendo, ci metto la benzina… hanno fatto finta che la macchina non camminava, la spingevano… io ho dato fuoco ai contenitori e me ne sono andato e loro mi hanno preso nella traversa dietro e mi ricordo che c’era un poliziotto che stava guardando cosa stava succedendo perché alle spalle là c’era un magistrato o c’è un magistrato… dopo ci ha lasciato al Borgo e poi sono stato con Ingrassia che mia suocera mi ha portato il bambino e basta”.

Un “basta” che chiude una parte del verbale, ma che proietta la storia nel più triste degli epiloghi. Dopo alcun giorni di agonia Enzo Fragalà sarebbe morto all’ospedale Civico di Palermo. Dopo il decesso “ne ho parlato solo una volta con Abbate – aggiunge Siragusa – ‘scusa cioè lo hai ammazzato a colpi di mazza picchi un ci sparavi invece di fare succedere danni e farci arrestare tutti poi con quello che è successo? Lui mi fa ‘no, dovevamo fare così e basta’, dice ‘non ne devi parlare con nessuno’”.

Siragusa, Abbate e Ingrassia: non ci sarebbero altri colpevoli per il delitto. Cocco, Castronovo e Arcuri, tirati in ballo da Chiarello? “Non c’erano”, ripete più volte il dichiarante, messo alle strette dai pm che gli contestano una serie di contraddizioni e gli fanno ascoltare alcune intercettazioni. Siragusa è irremovibile: “Io sono venuto qua oggi non per scansarmi il carcere, perché io il carcere non mi interessa niente… sto vedendo che ci sono tre ragazzi che non c’entrano niente in carcere cioè consumato io e pure tre persone che non c’entrano niente”.

 


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