PALERMO – Una frase “odiosa”, che “viola i principi morali” e che è stata indirizzata “ad un eroico magistrato caduto nell’esercizio del suo dovere in difesa della legalità e del vivere civile”, ma che non può essere perseguibile dalla giustizia sportiva perchè non è stata proferita in un ambito sportivo. Ecco perchè Fabrizio Miccoli, finito nell’occhio del ciclone per aver definito “fango” il giudice Giovanni Falcone, è stato prosciolto dalla Commissione disciplinare della Federcalcio.
L’ex capitano del Palermo era stato deferito per violazione dell’articolo 1 del Codice di giustizia sportiva, ma quella norma definisce doveri e obblighi degli atleti in ambito sportivo e non nella vita di tutti i giorni: “Devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”, recita l’articolo 1. Le frasi di Miccoli, invece, erano state captate da una intercettazione ambientale che aveva colto insieme l’attaccante salentino e il figlio del boss Lauricella. Per questo motivo, l’organo di giustizia federale, presieduto da Riccardo Andriani, ha prosciolto Miccoli
Quelle parole “sono state pronunciate nel corso di una conversazione privata – scrive la commissione -. L’interlocutore non è un tesserato e l’intercettazione è avvenuta in un’autovettura, alle cinque del mattino”. Miccoli e Lauricella “si trovavano in un contesto privato, non definibile, neppure in senso lato, sportivo”. Miccoli prosciolto, sì, ma comunque più volte censurato dalla Commissione. La sua condotta viene definita “inqualificabile sotto profili civili e morali”, e il suo ravvedimento “tardivo”. Tutti elementi che fanno esprimere alla commissione “viva riprovazione” per le parole dell’ex rosanero, oggi in forza al Lecce.
Drammatici quei giorni dell’estate 2013 per il “Romario del Salento”. Le frasi su Falcone e le sue frequentazioni fecero il giro del mondo. Lui, in lacrime, chiese scusa alla città, ai tifosi e alla memoria del magistrato ucciso nella strage di Capaci: “Non sono un mafioso”, disse in una drammatica conferenza stampa. Poi l’addio al Palermo e a Palermo, destinazione Lecce, la sua casa.