PALERMO – È la storia di un oggetto d’arte recuperato e di un furto misterioso di vent’anni fa ancora senza colpevoli. È nelle stanze del Salinas che si indaga come in una spy story.
Tutto comincia il 29 giugno scorso quando alla segreteria del museo archeologico palermitano giunge una e mail. “Per motivi di studio si chiede l’invio di una fotografia della lekytos”. Firmato: “dott. Stefan Distler, Università di Regensburg (Germania)”. Il dottor Distler esiste davvero e al suo occhio si deve la scoperta del furto. Le sue conoscenze lo hanno portato a individuare il vaso di epoca risalente al IV secolo avanti Cristo fra quelli della “Collezione Casuccini” acquisita dal Salinas.
Lo studioso si è imbattuto nella lekytos in una mostra a Wurzburg. Nell’archivio veniva indicata come di proprietà privata tedesca, in particolare di una casa d’aste di Monaco di Baviera. Distler insospettisce e lo comunica al Salinas. Un controllo veloce da parte del dirigente Lucina Gandolfo e la conferma: è vero, il vaso è del museo siciliano, solo che è sparito. Una mancanza che era finora sfuggita. Rubato vent’anni fa in una sala al terzo piano, ora sede di uffici, probabilmente assieme ad altre opere “trafugate in data imprecisata”. Alcuni reperti sono stati recuperati negli anni dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma. Gli stessi carabinieri, ma della sezione di Palermo, a cui il 10 agosto la dirigente Gandolfo ha inviato una nota. Il caso è finito sul tavolo del procuratore aggiunto di Palermo Ennio Petrigni che ha aperto un’inchiesta.
Obiettivo numero uno: recuperare il reperto archeologico e riportarlo al museo che nel negli anni è stato ristrutturato e adeguato con innovativi sistemi di sicurezza. Obiettivo numero due: individuare i responsabili del furto e capire come sia finito in Germania. Obiettivo numero tre: capire quanti reperti mancano ancora all’appello.