CATANIA – Diversi cellulari citofono intestati a cittadini stranieri componevano la rete di comunicazione dei Santapaola per organizzare la carta delle estorsioni, inviare direttive e anche informare sugli ordini dei capi. I carabinieri hanno intercettato sms e decriptato il linguaggio in codice utilizzato da boss e affiliati nel corso della delicata indagine Carthago 2 che ha decapitato la cupola dello spaccio di San Cristoforo. A tradire Rosario Lombardo, Saro U Rossu, è stata una conversazione ascoltata in diretta dai carabinieri mentre chiedeva sottovoce di ricaricare una sim di 20 euro . Una volta conosciuto il numero di telefono i carabinieri hanno avviato, con il coordinamento della Dda di Catnaia, una serie di intercettazioni incrociate che hanno portato a ricostruire il network di contatti che funzionava a scala gerarchica, in base ai ruoli all’interno del sodalizio criminale.
I carabinieri analizzando messaggi ed sms sono riusciti a risalire anche alle identità dei tre pseudonimi che avrebbero avuto il ruolo di vertice nell’organizzazione dopo la caduta dell’impero di Andrea Nizza. Così è stato scoperto che Rosario Lombardo era chiamato il “gabibbo” (forse per la stazza), Marcello Magrì come il ladro (anche se scritto non correttamente) “Lupen” e il rappresentante della famiglia, Francesco Santapola aveva come soprannome quello della pornostar Cicciolina.
In uno degli sms captati a marzo dell’anno scorso in riferimento a un estorsione ai danni di un’impresa che opera nelle illuminazioni (“chiddu ra luci”) alcuni degli indagati facevano riferimento al capo Francesco Santapaola. “Mia e magari di gabriel e macari in cicciolina vinevunu a piazza Verga”, si legge nel messaggio incriminato.
Sempre lo scorso anno, questa volta ad aprile, sorgono diversi problemi legati a un tentativo di estorsione in alcuni cantieri nell’hinterland etneo. Uno degli indagati scrive a un sodale un messaggio quasi di rimprovero e minaccioso: “Non dico nulla ne a cicciolina e neanche a lupen pero a te te lo devo dire…”. Inoltre ci sono sms che fanno capire inequivocabilmente – secondo la Gip Anna Maggiore – che i mandanti delle azioni criminali sono Magrì e Santapaola. “Buongiorno vita la macchina la ai fatta sistemare si deve fare un cantiere urgente tra gravina e san giovanni che me lo mandato a dire lupen e io g”, scrive Salvatore Bonanno. E ancora: “Ma dobbiamo fare questi cantieri vita cosa dico a cicciolina e lupen sia questo che ti ho mandato e i due di santagata li battiati”.
Ma ci sono due messaggi in particolare che permettono ai carabinieri di non avere dubbi sul fatto che Cicciolina era il nickname di Cicco Santapaola e Lupen è il nome in codice di Marcello Magrì. Un sms inviato – secondo le ricostruzioni – proprio da quest’ultimo fa riferimento al compleanno del figlio del nuovo capo di Cosa nostra: “Penzi che se ero a casa non passavo da te ancora mi devo ritirare a fatto il compleanno mio figlioccio sarebbe il figlio di cicciolina”. Il messaggio è stato inviato il 2 settembre 2015, e proprio il figlio di Francesco Santapaola – da quanto emerso dalle indagini – è nato quel giorno.
Infine c’è un messaggio inviato da Luca Danilo Marsiglione il giorno in cui Marcello Magrì è stato fermato nell’ambito dell’inchiesta Kronos. Il boss santapaoliano è arrivato al Commissariato di Librino per l’obbligo di firma ed ha trovato ad accoglierlo i carabinieri che lo hanno dichiarato in stato di fermo. Pochi minuti dopo, il 3 novembre 2016 gli investigatori hanno captato un sms: “anno arrestato a lupen”. Nessun dubbio, al di là degli errori grammaticali, del significato di quel messaggio.