MESSINA – Più che un nuovo terremoto si tratta di una scossa di assestamento che scuote ugualmente gli ambienti politici messinesi. Infatti, secondo il perito della Procura di Messina, che indaga sul cosiddetto ‘Pianeta-Formazione’, Genovese avrebbe incassato quasi 629mila euro da alcune società finite sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati nell’ambito dell’inchiesta sulla Formazione. Il perito Giuseppe Barreca – commercialista calabrese, nominato dalla Procura di Messina – nella sua perizia redatta durante la fase delle indagini preliminari scrive: “Francantonio Genovese ha riscosso dalle società Ge.imm. srl, Ge.fin srl e Centro Servizi srl (tutte sotto il controllo della società Caleservice srl) compensi lordi per prestazioni professionali per gli anni 2007, 2008, 2009 e 2011 per complessivi euro 628.946,00. Si tratta di compensi – prosegue -, che le società in questione hanno liquidato al beneficiario Genovese Francantonio”.
La perizia è agli atti del processo, ma sarebbe ininfluente secondo uno dei componenti del collegio di difesa della famiglia Genovese. “La perizia è datata marzo 2013 – afferma l’avvocato Nino Favazzo, legale della moglie di Genovese – ed è superata dai documenti prodotti. In buona sostanza la perizia di cui dà notizia un quotidiano cittadino riferisce di parcelle pagate senza pezze d’appoggio, ma in realtà sono state prodotte dalla difesa e sono state sufficienti per dimostrare che si tratta di pagamenti del tutto regolari per prestazioni professionali. Abbiamo anche prodotto i relativi contratti. Voglio specificare che l’onorevole Genovese non è nemmeno indagato”.
Lo stesso Francantonio Genovese, raggiunto telefonicamente, si dice molto sorpreso per questa notizia. “La perizia è dello scorso marzo. Da avvocato ho fornito delle consulenze ad alcune società che non si occupano di Formazione e per un periodo di tempo piuttosto ampio. Parliamo di almeno sei anni anni. Le consulenze cui si fa riferimento riguardano società per le quali ho svolto una normalissima attività da avvocato e l’ammontare complessivo indicato dal consulente della Procura è una percentuale del tutto irrilevante rispetto al fatturato del mio studio professionale”.
Intanto, il collegio di difesa di Chiara Schirò, moglie del parlamentare nazionale del Pd, ha avanzato al Tribunale di Messina, richiesta di scarcerazione. Il processo sui “Corsi d’Oro” vede imputate 18 persone, coinvolte a vario titolo nello scandalo della Formazione che ha portato agli arresti di parenti e amici di politici messinesi. Oltre a Chiara Schirò è finita ai domiciliari Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. Ma nei giorni scorsi la Cassazione ha decretato che la D’Urso non andava arrestata ed ha rinviato gli atti al Tribunale di Messina. Il 17 dicembre scorso s’è aperto il processo con giudizio immediato a carico degli imputati nell’ambito dell’inchiesta sulla Formazione. La prossima udienza è stata fissata al 9 gennaio 2014 e il Tribunale s’è riservato di decidere su questioni preliminari sollevate dalla difesa, come la nullità del decreto di giudizio immediato e questioni di costituzionalità. Anche i legali di Natale e Melino Capone hanno presentato istanza di scarcerazione.