SIRACUSA – “Né dazione di denaro, né incontri. Sembra che l’accusa si basi su una deduzione fatta dalle intercettazioni di altri soggetti. Mai dell’onorevole Gennuso”. C’è già una linea difensiva dei legali del deputato siracusano finito agli arresti domiciliari lunedì sera con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Un reato che sarebbe stato commesso nel corso della recente campagna elettorale per le Regionali, in concorso con altre due persone ritenute appartenenti ai clan della provincia sud di Siracusa.
Il legale di Gennuso, Mario Fiaccavento, sta imbastendo la difesa sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare emessa del gip del tribunale di Catania. Non ha potuto parlare con il suo assistito, che domattina, alle 11, sarà in aula davanti al gip del tribunale catanese per l’interrogatorio di garanzia senza aver interloquito con il suo legale. Nell’ordinanza, infatti, è stato differito il colloquio con i difensori a dopo l’interrogatorio di garanzia: disposizione non frequente, ma prevista dal codice di procedura penale per discrezionalità del gip. In quella sede, domani, Gennuso sarà chiamato a fornire chiarimenti in relazione all’accusa di aver comprato voti dai clan. Gli altri due arrestati sono Massimo Rubino, 48 anni, e Francesco Giamblanco, 31.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e sottoscritto dal gip, dall’ottobre al dicembre 2017, “Giamblanco, esponente del clan Crapula attivo nel territorio di Avola e genero del capo clan Michele Crapula, prometteva di procurare voti in cambio dell’erogazione di denaro e di altre utilità; Gennuso – secondo l’accusa – accettava la promessa mentre Rubino si poneva quale intermediario tra le parti ed esecutore dell’accordo”. Secondo il legale del deputato regionale il fatto contestato al suo assistito non sarebbe collegato “a una effettiva dazione di denaro ma a una deduzione fatta dalle intercettazioni captate sui telefoni di questi soggetti. Non con riferimento a Gennuso individualmente”.
Il legale si aspetta che il deputato arrestato ricostruisca lo scenario nel quale nascono le accuse, riferendo su eventuali incontri diretti con gli altri soggetti inquisiti: “Incontri che, allo stato – aggiunge Fiaccavento – non sembrano esserci. Dall’ordinanza sembra che i soggetti parlino solo tra loro”. Secondo la Procura distrettuale antimafia i contatti tra Gennuso, Rubino e Giamblanco emergerebbero anche dalle loro pagine Facebook.