Giardinello, Ciuro, Ingroia e il sindaco a cena: così iniziò l'indagine

Ciuro, l’ex pm, il sindaco ‘sospeso’ a cena ed è iniziata l’indagine

L'ex finanziere avrebbe fatto "carte false" per non pagare il debito. Sindaco sospeso

PALERMO – Una cena al ristorante e qualche telefonata di troppo. Così è partita l’indagine che ha coinvolto il sindaco di Giardinello Antonio De Luca e l’ex finanziere Giuseppe Ciuro. Il sindaco è stato sospeso dal prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta.

Il maresciallo aveva un debito di 200 mila euro per le spese processuali e il mantenimento in carcere per la vicenda dell “talpe” alla Procura di Palermo che gli costò una condanna. Passava informazioni riservate su indagini in corso che finivano alle orecchie del re Mida della sanità privata Michele Aiello, condannato per mafia.

C’era una sola strada per non pagare: dimostrare di essere in condizione economicamente disagiate. Per riuscirsi avrebbe fatto carte false, trasferendo la residenza a Giardinello e costituendo un nuovo nucleo familiare con reddito zero. Da qui l’accusa di truffa ai danni dello Stato.

Ad essere indotto in errore sarebbe stato il Tribunale di Sorveglianza di Palermo che sancì la remissione del debito. I primi sospetti vennero fuori dal contratto di comodato d’uso con il proprietario dell’immobile dove Ciuro: mancava la firma di quest’ultimo. Strano poi che vivesse in una casa disabitata e inutilizzata da anni. Così apparve agli agenti della polizia municipale che effettuarono il sopralluogo.

Il vicino di casa confermò che non vedeva inquilini da anni. Qualche giorno dopo il sopralluogo Ciuro si presentò alla stazione dei carabinieri, senza che nessuno lo avesse convocato, per dire che si stava per separare e che abitata saltuariamente nella casa.

All’indomani, alle 21:00, il comandante della compagnia di Partinico Marco Pisano casualmente vide che che Ciuro era seduto al tavolo di un ristorante assieme al sindaco Antonio De Luca e all’ex pubblico ministero Antonio Ingroia (non è coinvolto nell’inchiesta), presso il cui studio legale Ciuro lavora.

L’ex finanziere e l’ex pm si conoscevano da tempo. Quando Ciuro finì sotto inchiesta per la storia delle “talpe” era l’assistente del magistrato. Lavoravano fianco a fianco nella stessa stanza mentre il maresciallo acquisiva le notizie sulle indagini in corso poi spifferate ad Aiello. Quando Ingroia lasciò la toga per fare l’avvocato scelse di avvalersi di Ciuro, dandogli di fatto una seconda posibilità.

Continuando a indagare i carabinieri della compagnia di Partinico scoprirono che la nuova casa data in comodato d’uso al finanziere era del padre del sindaco. Infine è arrivata la testimonianza del vigile che fece l’accertamento per iscrivere Ciuro all’anagrafe comunale: “La pratica attirava subito la mia attenzione per due ragioni. Il Comune di Giardinello è un piccolo paese dove ci conosciamo tutti e non avevo mai sentito di un Ciuro Giuseppe. Inoltre passo spesso in adempimento dei miei doveri d’ufficio e anche nel tempo libero di fronte alla casa di cui trattasi e la vedo sempre con porte e finestre sbarrate, disabitato da diversi anni”.

Accadde poi qualcosa. Subito dopo la presentazione della pratica “ricevevo una telefonata presso il mio ufficio proveniente da un numero interno collegato al centralino del Comune di Giardinello e riconoscevo subito il sindaco. Quest’ultimo mi richiedeva di fare accertamento di residenza del Ciuro senza alcun problema”.

Non bastò: “Ancora più insospettito mi recavo subito dopo presso il Comune e incontrato il sindaco di Giardinello gli dicevo che non potevo effettuare una cosa di questo genere perché non conoscevo del tutto il Ciuro e avevo il suo aspetto che il cambio di residenza non corrispondesse al vero. Di fronte a queste mie palesi ed espresse perplessità il sindaco mi diceva di farlo tranquillamente e di non preoccuparmi“.

Risultato: “Mettevo l’esito positivo falso a protocollo senza fare null’altro. Quando vennero i carabinieri a chiedere informazioni andai subito al sindaco che mi ribadiva di stare tranquillo e di non preoccuparmi”.

Il resto lo hanno fatto gli incroci dei tabulati telefonici. Il giorno in cui risultava che il vigile avesse fatto il sopralluogo il telefono di Ciuro agganciò una cella a Palermo. Altro che a Giardinello. Quando capiì di averla fatta grossa il vigile intercettato confidò a un amico: “Perché non dovevo farlo completamente… me ne sono andato in fiducia dal sindaco e questo è il ringraziamento quale inchiappo abbiamo combinato, mi ha fatto combinare”.


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