CATANIA. Vera Squatrito non si risparmia. Con nessuno. Ed in quella sua disponibilità, c’è tutto il suo coraggio. E ce ne vuole tanto di coraggio nel ricordare l’atroce morte di una figlia nel fiore degli anni e con una bimba (che allora aveva appena 4 anni) da crescere.
E ce ne vuole tanto di coraggio nel riuscire a far forza agli altri trascurando quel dolore che ti porti dentro e col quale sei destinata a convivere per sempre.
Dobbiamo molto a Vera Squatrito. Per il suo esempio e la sua testimonianza.
Per il modo in cui affronterà, oggi, la Giornata contro la violenza sulle donne.
E’ stato un avvicinamento al 25 novembre parecchio intenso.
“Tutti gli incontri ai quali vengo invitata sono speciali. Trasmettono tutti una emozione unica. Questa missione che mi ha portato a stare con i giovani mi fa capire che c’è empatia: vedo le ragazze molto attente quando parlo dei segnali di violenza che poi hanno portato all’uccisione di Giordana”.
E’ brutto da dire: ma il martirio di Giordana, visto a distanza di anni, accende una speranza.
“Io mi rendo conto che Giordana vive ancora. Che c’è ben oltre questa vita terrena. E che ci guida. I ragazzi, ogni giorno che passa, sono più attenti e sensibili e a differenza di quello che si pensa sono una fonte meravigliosa”.
Cambia qualcosa con questa giornata?
“Per me il 25 novembre è tutti i giorni. Dev’essere tutti i giorni. Ci sono stati dei cambiamenti da quando è stata barbaramente uccisa Giordana: c’è più attenzione rispetto a quando una donna denuncia.
Prima certe storie venivano incredibilmente sottovalutate”.
Eppure, il fenomeno delle donne perseguitate e picchiate non accenna a segnare il passo.
“E’ chiaro che quando si denuncia, si è ormai ad uno stato avanzato della violenza. Le donne devono sapere che occorre rispettarsi di più e che non possono sottomettersi al compagno: perchè l’amore non può essere né violenza, né morte.
Occorre un salto culturale”.
Dove si trova la forza nel riuscire a far forza agli altri?
“Non lo so neppure io. Non so neppure io come abbia potuto mantenere una lucidità che mi ha permesso di veicolare questi messaggi nelle scuole. C’è qualcuno dall’alto che mi guida. E’ evidente che Giordana sia ancora viva e lo è nella memoria delle persone.
La mia nipotina di 11 anni mi rafforza. Lei ha la consapevolezza di una Giornata come quella di oggi che parla della sua mamma.
E lei ha già una vita dura, fatta di dolore. Ed il mio compito è quello di donarle un pò di serenità”.
Quante volte ti capita di ripensare a quel giorno maledetto, a quando hai appreso la notizia?
“Sempre. Tutti i giorni. La sera, soprattutto.
Io non riesco a togliermi dal mio pensiero quotidiano, il fatto di mia figlia che viene accoltellata a morte. Non riesco a superarlo. E’ come se fossi rimasta dentro quella macchina. Chissà cos’ha provato mia figlia. Ed io, in qualche modo, lo rivivo quotidianamente”.
Eppure, c’è ancora chi fa fatica a denunciare.
“La forza ce l’abbiamo tutti. La libertà è un valore troppo grande per essere sprecato accanto a chi non lo merita. Dobbiamo uscire anche per proteggere i nostri figli. Tante volte non si grida perchè ci sono i figli di mezzo; perchè vogliamo dargli per forza un padre. Ma se abbiamo accanto persone così violente, in verità mettiamo a rischio anche loro, i nostri figli”.
Non tutte credono che sia violenza.
“Riconoscere la violenza che non viene considerata tale definendola solo come un rapporto conflittuale, ancora troppe donne moriranno. Ma è necessaria anche una svolta culturale da parte delle istituzioni. A volte uno stalker è molto più pericoloso di chi ti dà uno schiaffo”.