Il testamento di Armani, ecco a chi va il patrimonio dello stilista

Il testamento di Armani, ecco a chi va il patrimonio dello stilista

Le ultime volontà dello stilista scomparso a 91 anni

Il futuro dell’impero Armani ha trovato la sua forma definitiva nelle disposizioni testamentarie del fondatore, scomparso lo scorso 4 settembre a 91 anni.

La maison, simbolo assoluto del Made in Italy, diventa formalmente proprietà della Fondazione Giorgio Armani, che assume il controllo integrale delle quote societarie. Ma a muovere i fili sarà Pantaleo “Leo” Dell’Orco, storico compagno e braccio destro dello stilista, al quale spetta il 40% dei diritti di voto.

La Fondazione proprietaria del 100% della società

La Fondazione, che già deteneva una partecipazione simbolica, riceve ora la piena proprietà di una quota minoritaria (9,9%) con diritto di voto e la nuda proprietà sul restante pacchetto (90%).

In termini concreti, ciò si traduce in una governance distribuita: il 40% dei voti a Dell’Orco, il 30% alla stessa Fondazione e il restante suddiviso tra Silvana Armani e Andrea Camerana, nipoti dello stilista. A Roberta e Rosanna Armani restano invece azioni prive di potere decisionale.

Il testamento, redatto in due versioni manoscritte la scorsa primavera, consegna a Dell’Orco anche un altro ruolo chiave: quello di erede principale delle partecipazioni finanziarie di Armani in EssilorLuxottica.

Una quota del 2% del colosso degli occhiali, stimata oltre 2,5 miliardi di euro, viene ripartita con il 40% a lui e il 60% agli altri membri della famiglia. Una parte residuale è stata destinata ad amici e collaboratori storici con lasciti mirati, segno di un legame personale che il designer non ha mai trascurato.

Entro 18 mesi la cessione del 15% a un partner internazionale

Ma le volontà di Armani non si fermano all’assetto ereditario: guardano al futuro della maison sul mercato globale. Il testamento obbliga infatti la Fondazione a cedere entro 18 mesi una quota del 15% del capitale a un partner strategico internazionale.

In cima alla lista dei possibili interlocutori figurano giganti come Lvmh, L’Oréal ed EssilorLuxottica, con cui la maison Armani intrattiene da tempo rapporti consolidati.

Una mossa che apre la strada a un’alleanza di alto profilo, capace di rafforzare la stabilità e la competitività della griffe in uno scenario sempre più dominato da colossi multinazionali.

La scomparsa di Re Giorgio ha dunque lasciato un vuoto creativo e umano incolmabile, ma il suo testamento traccia una rotta precisa: garantire continuità, equilibrio familiare e un futuro di solidità finanziaria a un marchio che, per mezzo secolo, ha incarnato l’eleganza italiana nel mondo.

Armani Pantelleria
Giorgio Armani (Foto Instagram)

Testamento Armani, le ville alla sorella e ai nipoti

La società L’Immobiliare Srl, scrigno degli investimenti patrimoniali di Giorgio Armani, viene spartita tra la sorella Rosanna e i nipoti Andrea Camerana e Silvana Armani.

A loro spetta la piena proprietà del 75% del capitale e la nuda proprietà della quota restante, mentre l’usufrutto è stato attribuito al compagno e storico collaboratore Leo Dell’Orco.

Nella disponibilità della società rientrano residenze e terreni di pregio situati a Saint-Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria.

Dell’Orco riceve inoltre l’usufrutto a vita del palazzo di via Borgonuovo, nel cuore di Milano, residenza che lo stilista aveva trasformato in un rifugio personale e creativo.

Le volontà testamentarie sono chiare: arredi e ornamenti dovranno restare intatti, “non vengano rimossi da dove si trovano” con l’unica eccezione di un quadro di Matisse e di una fotografia di Rayman.e rimarranno a completare l’atmosfera della dimora “finché Leo voglia viverci”,

Testamento Armani, le linee guida del designer

Nel documento testamentario Giorgio Armani non si è limitato a regolare il destino del suo patrimonio, ma ha fissato anche le linee guida destinate a plasmare l’operato della Fondazione. Ha affidato al futuro del Gruppo un codice di condotta che sintetizza la sua visione di impresa e di stile.

Tra le regole incise nelle sue ultime volontà compaiono “la gestione delle attività in modo etico, con integrità morale e di correttezza”, “la ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato” e “l’attenzione all’innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza di prodotto”.
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