PALERMO – È un elogio di un vecchio boss quello registrato dalle microspie piazzate dai carabinieri del Nucleo investigativo. Sergio Macaluso, uno dei venticinque arrestati dell’ultimo blitz antimafia fra Resuttana e San Lorenzo, tesseva le lodi di Vincenzo Di Maio, il “grande vecchio” e consigliere del clan tornato pure lui in cella: “Vent’anni di 41 (41 bis, il regime del carcere duro, ndr) si è fatto con la scocca all’antica”.
Con Di Maio si poteva parlare solo se si è“battezzato alla matrice”. I veri mafiosi danno confidenza solo agli uomini d’onore. Chi non lo è, regola mafiosa lo impone, deve restare sull’uscio delle discussioni importanti. D’altra parte Enzo Di Maio ha “ancora la mentalità dei suoi tempi”, quando c’erano “Totò Riina” e “Gaetano Badalamenti…”.
Mica gli ultimi arrivati, aggiungeva Macaluso, “qua stiamo parlando di gente che camminava con questa gente cioè gente che noi guardiamo solo nei film… lui mi parla di Mario Cavataio (in realtà si tratta di Michele Cavataio, il boss trucidato nella strage di viale Lazio del 1969, ndr) di Tano Badalamenti di Cinisi che lui seduto nella sedia ha fatto così… minchia lo rimproverò… dice non gli muovere dalla sedia, lui era giovane a quei tempi… figurati se si poteva dire una parola in più… aggiornava nel cofano di… a quei tempi era facilissimo morire, non è che è come ora allora c’era Provenzano, Riina Bagarella, Cavataio, no come ora… che non c’è più nessuno … tutti i meglio e lui era uno di quelli…”.
Un vecchio padrino della vecchia Cosa nostra. Così viene visto Di Maio dalle nuove leve: “… certo che c’è arrivato a 80 anni, si è fatto 40 anni di galera ma non è morto ammazzato, non è morto squagliato, non è morto…”.