PATERNÓ – Prosegue nel segno delle incertezze la vertenza che riguarda i lavoratori licenziati dell’ex call center Qè. Da ieri circa 140 di loro hanno deciso di occupare i locali del Comune a palazzo Alessi in attesa di ricevere delle risposte concrete riguardo al loro futuro occupazionale. Le speranze sono tutte riposte nella Netith, la nuova realtà imprenditoriale nata, da poco meno di un mese, con lo scopo di assorbire almeno una parte degli ex dipendenti Qè. Ma al momento, le procedure di reintegro degli ex dipendenti vanno a singhiozzo a causa della mancata conferma del sostegno alla nuova società da parte di alcune committenti che potrebbero garantire alla Netith maggiori volumi di lavoro. All’appello manca Transcom, il colosso che gestisce le commesse INAIL e INPS.
“La Transcom – spiegano Valentina Borzì ex RSU Cgil e Anna Orifici ex RSU Cisl – era la colonna portante della ex Qè, la commessa che dava lavoro a circa 140 lavoratori, di cui tutti con esperienza decennale. Non abbiamo finora ricevuto conferme da parte di nessuno sul fatto che la commessa possa tornare o meno sul territorio. Abbiamo chiesto un tavolo in prefettura perché venissero convocati i vertici delle commesse. Ma non abbiamo notizie da parte nessuno, né da parte della committente né dalla prefettura”. I sindacalisti e lavoratori non intendono mollare con le azioni eclatanti. “Andremo avanti con l’occupazione ad oltranza almeno fino a quando non avremo una risposta ufficiale e non verrà convocato un tavolo di concertazione “, affermano. All’epoca delle trattative finalizzate all’avvio della start up, la Transcom – pur manifestando il desiderio di stare vicino al territorio – non avrebbe assicurato di poter incanalare investimenti in Netith. “Siamo pronti a rimanere qui giorno e notte”, dichiara infine Massimo Malerba, sindacalista della Cgil Catania.
“Sappiamo che questa situazione non è imputabile al presidente della società Di Bella”, sottolineano gli ex lavoratori. La nuova azienda è infatti nata grazie al grande impegno profuso dall’imprenditore Franz Di Bella che mesi fa ha preso in mano la delicata vertenza. Ma le difficoltà rimangono ancora tante. Al momento, nel nuovo call center di contrada Tre Fontane lavorano circa cento unità subordinate assunte con contratto di collaborazione a progetto, su un totale di circa 600 dei lavoratori licenziati. E l’ansia per loro cresce considerando che a dicembre scadrà anche la mobilità.