In convento per trovare la pace | Crocetta e la sfida con il Pd - Live Sicilia

In convento per trovare la pace | Crocetta e la sfida con il Pd

I renziani hanno incontrato il governatore nel convento di Baida. Intanto, il presidente "invita" i capigruppo (anche quelli d'opposizione) a Palazzo d'Orleans.

Il retroscena
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PALERMO – In convento, per trovare la pace. Ieri sera lunghissimo faccia a faccia tra Crocetta e i renziani. Nel convento di Baida. L’obiettivo, fissare la “strategia” in vista della direzione regionale che si svolgerà tra poche ore.

Da Roma, il responsabile Welfare della segreteria nazionale, Davide Faraone, ha portato in Sicilia le preoccupazioni del partito: bisogna colmare le divisioni con l’area rappresentata dal segretario regionale Raciti e dall’ex capogruppo Cracolici. E così, ieri in convento, ecco il vertice tutto renziano. Con qualche “aggiunta”. C’era, appunto, il presidente Crocetta e il senatore Lumia. C’era Davide Faraone e Mila Spicola. I deputati regionali dell’area Renzi. C’era l’ex segretario Peppino Lupo e ovviamente l’attuale capogruppo Gucciardi, che precisa: “Si è trattato di una semplice riunione d’area, in vista della direzione”. Tra i presenti anche l’ex sindaco di Agrigento Zambuto e gli attuali primi cittadini di Siracusa e Gela, Garozzo e Fasullo. Presenti anche alcuni deputati nazionali, tra cui Teresa Piccione. Assente, invece, Totò Cardinale. Il leader del nuovo Pdr, una nuova forza politica che sarebbe stata “benedetta” proprio dal Pd nazionale, ha preferito per il momento non prendere parte a questa riunione, per concentrarsi proprio sulla nuova formazione politica.

Chi c’era, invece, si è sforzato di trovare una strada per ricompattare il partito. Almeno, apparentemente è così. L’incontro è stato lunghissimo. Sfiancante, racconta qualcuno: dalle nove della sera all’una di notte. Anche se nessuno lo ammette ufficialmente, parlando invece della necessità che “tutto il partito appoggi questo governo dal punto di vista programmatico”, la strada per la ricomposizione sembra legata all’ingresso dei cuperliani in giunta. Un fatto su cui i renziani e il governatore non sembrano sollevare obiezioni. Ma che potrebbe non bastare. “A quel punto – racconta qualche renziano presente alla cena – ognuno si assumerà le proprie responsabilità”.

Così adesso la curiosità è legata alla relazione introduttiva in direzione regionale del segretario Raciti, che potrebbe suonare come una “dichiarazione di guerra” o come un’apertura, una nuova apertura al dialogo. “Mi pare evidente – spiega uno dei presenti ieri all’incontro, Fabrizio Ferrandelli – che oggi c’è una maggioranza del partito e una minoranza. La maggioranza, che siamo noi, deve dimostrare la disponibilità ad ascoltare ed eventualmente accogliere le richieste della minoranza”.

La minoranza, giusto per capire, sarebbe quella rappresentata dal segretario regionale voluto da (quasi) tutti e da metà del gruppo parlamentare all’Ars. Così, le parole di Ferrandelli appaiono tutto fuorché “accomodanti”. E del resto, il fatto che oggi in direzione si possano acuire, piuttosto che smussare le tensioni, è suggerito anche dalle grandi manovre attorno a Palazzo d’Orleans. Guarda caso, proprio nel giorno della direzione, il presidente Rosario Crocetta ha deciso di convocare i capigruppo di maggioranza e opposizione. E proprio oggi Forza Italia, presente il coordinatore regionale Gibiino, pur sottolineando il ruolo di opposizione, ha parlato di un “pacchetto di riforme” da sottoporre al governo. Ma anche da Roma sarebbe arrivato un segnale chiaro: il dialogo con le forze di opposizione deve rappresentate un elemento “in più” che non può però compensare le divisioni del partito.

Ovviamente, però, Crocetta punterà sull’importanza di questo incontro con i capigruppo. Apparentemente convocato per discutere della programmazione europea. Sulle possibilità di aprire un dialogo con le opposizioni, invece, Crocetta punta proprio per indebolire la “portata” della protesta interna al Partito democratico nei confronti del governo. Che oggi però potrebbe esplodere in direzione del partito. A quel punto il Pd sarà costretto a prendere coscienza del fatto che nemmeno le riunioni in un convento sono in grado di portare la pace.


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