CATANIA – A Catania, Alejandro Gomez da Buenos Aires è arrivato in un afoso pomeriggio estivo di due anni fa. Uno di quei pezzi pregiati che l’allora amministratore delegato, Lo Monaco, riuscì ad “prelevare” dal San Lorenzo battendo sul tempo la concorrenza dei club di mezza Europa che lo inseguivano. A distanza di due campionati di Serie A giocati ad un livello di rendimento tra i più alti e costanti nel suo ruolo, e con la stagione in corso che lo vede già tra i protagonisti, Gomez è, manco a dirlo, tra i calciatori più appetiti del torneo. Ad essersi accorti di lui sono stati in tanti. Un anno e mezzo fa pareva che la Juve stesse per trovargli casa a Torino. Oggi è la Fiorentina del suo ex allenatore Montella che farebbe carte false pur di averlo. Pulvirenti, però, è stato chiaro: “Da qui non si muove nessuno. Semmai, se serve a gennaio miglioriamo qualcosa”. Tesi che anche “El Papu”, soprannome che il ventiseienne attaccante argentino si è portato dietro dal sud America, ha voluto avvalorare più volte: “Sto bene a Catania. Queste voci non mi interessano”. Gomez, contratto che scade nel 2016, è uno di quei giocatori che fanno la fortuna degli allenatori. Riesce a calciare con la stessa tecnica e con la stessa efficacia tanto col destro quanto col sinistro. Per questo è capace di scorribande in entrambe le fasce. Contro la Lazio è stato devastante: ha messo a segno una doppietta, ha fornito assist al bacio, ha fatto gioco di squadra.
Ed allora, giù a piovere complimenti su complimenti. Ce ne sarebbe abbastanza per montarsi la testa. Ma lui non lo fa. Perché Gomez, nonostante i titoloni, rimane umile. Come tutti i talenti della ormai collaudata “cantera rosso azzurra”.