A poche ore dall’incarico, il tentativo di Carlo Cottarelli di formare un “governo neutrale” sembrerebbe essere già sul punto di naufragare. L’esecutivo di transizione guidato dell’ex commissario alla spending review di Enrico Letta potrebbe non vedere completamente la luce ed essere solo “di passaggio” verso le nuove elezioni. E’ un coro di “No” quello che si è sentito già nel primo pomeriggio di oggi, riguardo all’ipotesi di votare la fiducia all’uomo incaricato stamattina dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il primo ad esprimersi negativamente è stato il leader della Lega Matteo Salvini, intervistato a radio Capital. Il leader leghista non ha soltanto mostrato la propria contrarietà al mandato di Cottarelli, ma ha anche invitato tutto il centrodestra a restare unito su questa posizione di chiusura.
Intorno all’ora di pranzo, è arrivata lapidaria la dichiarazione di Giorgia Meloni. Intervenuta durante una manifestazione elettorale a Massa, il leader di Fratelli d’Italia ha fatto sapere che nessuno dei cinquanta parlamentari del suo partito è intenzionato a votare la fiducia al governo neutrale.
Fermento e mancanza di una posizione unitaria animano Forza Italia. Il partito azzurro aspetta ancora una dichiarazione dal suo leader Silvio Berlusconi. Nel frattempo, si susseguono una serie di prese di posizioni confuse e contrapposte: se da un lato Renato Brunetta ha spinto per un’apertura verso Cottarelli, dall’altro Giorgio Mulé – portavoce dei gruppi parlamentari – ha chiuso ogni porta al nuovo possibile esecutivo, prospettando lo scioglimento delle camere ed imminenti elezioni.
Fra i “no” probabilissimi, ma ancora non ufficialmente espressi c’è anche quello del Movimento 5 stelle. Il capo politico dei pentastellati, intervenuto ieri durante un comizio a Fiumicino, ha avuto parole forti per il Capo dello Stato, attaccando la scelta di chiamare al Governo l’economista, vicino a Matteo Renzi.
Nessuna notizia ancora pervenuta dalla sinistra di “Liberi e Uguali”. La formazione di Pietro Grasso che, nei giorni scorsi, ha iniziato la fase costituente verso un nuovo soggetto politico, non si è ancora espressa in merito al nuovo possibile esecutivo. La sola voce che è uscita dal silenzio è stata quella di Stefano Fassina, storico esponente euroscettico, che ha già fatto sapere la propria contrarietà.
L’unica luce verde nel semaforo della fiducia appare quella del Partito Democratico. Cottarelli era ancora nelle stanze del Quirinale quando Maurizio Martina – reggente del partito – ha prospettato un pieno sostegno al governo neutrale, in un intervento a Radio 1. Nello stesso tempo, per evitare eventuali lacerazioni interne ai democratici, l’ex ministro Dario Franceschini invitava tutta la classe dirigente dem (attraverso twitter) a restare unita, per fare scudo al lavoro di Mattarella.
Facendo due conti, dunque, i numeri della maggioranza sarebbero tutt’altro buoni. Alla Camera, su 630 seggi, ne servirebbero 315 per avere la fiducia. Ma se si sommano già i 222 parlamentari grillini, i 124 leghisti e i 32 di Fratelli d’Italia, i contrari sarebbero già 378. Niente da fare. Se poi, alla compagine si dovesse unire anche la pattuglia forzista, il governo Cottarelli sarebbe al record di 483 voti contrari.
Al Senato – dove l’asticella salvifica è fissata a 158 – 109 sono i pentastellati, 58 i parlamentari della Lega, 18 quelli di Fratelli d’Italia, per un totale di 179. Anche qui ci sarebbe poco da discutere. Con l’aggiunta di Forza Italia, le opposizioni sarebbero addirittura a quota 240 seggi. Qualora, come sembra dalle prime ore, il governo guidato da Cottarelli non dovesse avere una maggioranza in Parlamento, il mandato del neo premier -come dichiarato oggi dallo stess -consisterebbe nel solo traghettamento del paese verso nuove elezioni politiche, probabilmente già il prossimo mese di ottobre.