Grammichele – Era un ragazzo riservato Giuseppe. Uno controcorrente. Uno di quelli che non amava mettersi particolarmente in mostra. Uno di quei pochi che, nella frenetica era dei social network, non possedeva un profilo Facebook. Niente foto da pubblicare, niente pensieri da condividere a cielo aperto navigando esposti mari virtuali. Forse perché, in realtà, preferiva trascorrere il suo tempo libero in altri modi. In molti a Grammichele lo ricordano, difatti, tra le vie del paese in compagnia del suo affezionato amico a quattro zampe: un rottweiler, fedelissimo compagno di mille avventure.
Ma la notizia del tragico incidente ha fatto presto a propagarsi a macchia d’olio soprattutto attraverso quella rete di comunicazione che tanto evitava. “Mannaggia, non se ne può più di queste morti giovani” scrive Adriana. E aggiunge: “Che Dio sappia proteggerlo almeno lassù. Una preghiera per la famiglia”. “Non ci sono altre parole… Riposa in pace!” commenta Daniela. In paese tanti lo conoscevano per via della sua occupazione: da anni lavorava nel settore della ristorazione come pizzaiolo in un noto locale del centro storico. Era uno di quelli che, nonostante la difficoltà di trovare un lavoro specie in località dell’entroterra siciliana, si rimboccava le maniche non disdegnando qualsiasi tipo di mestiere purché dignitoso e onesto. “L’ho visto crescere – racconta commosso Giuseppe Raia a Live Sicilia Catania – era un ragazzo tranquillo come del resto tutta la famiglia. Una famiglia perbene. Il padre, originario di Palermo era da qualche anno in pensione dopo aver lavorato come dipendente della polizia ferroviaria di Caltagirone, la madre casalinga di Grammichele. Lui era il più piccolo e aveva due sorelle. Li conosco bene perché il mio magazzino, fino a poco tempo fa, si trovava giusto accanto alla loro abitazione, quindi quasi tutti i giorni ci incontravamo e capitava spesso di scambiare quattro chiacchiere”.
Disponibile e semplice, ma anche solare e pieno di vita con chi in questi anni ha avuto modo di condividere la sua breve esistenza. Una vita spezzata troppo presto e in maniera brutale. “Abbiamo lavorato tempo fa insieme – ricorda Diego – in una pizzeria di Grammichele. Come del resto a me, anche a lui piaceva divertirsi, scherzare, era l’unico modo per affrontare lunghe serate di lavoro tra un’ordinazione e un’altra”.
“Era una perla di persona – racconta Marianna – Ho lavorato con lui sei anni fa in un locale in paese e trascorrere le ore insieme era piacevole e costruttivo dato che cercava di aiutarti in qualsiasi situazione. Era un ragazzo molto ironico e andava pazzo per Ligabue”. E chissà se adesso da lassù Giuseppe, un altro “Angelo della nebbia”, potrà donare ai familiari “un po’ di colore” per alleviare il dolore della sua assenza.