PALERMO – Non ci vuole un centro grande, ma un grande centro. Potrebbe essere questo il nuovo mantra dei moderati siciliani dopo il naufragio del progetto di creare un contenitore centrista in grado di toccare quota 15% alle prossime regionali.
La chat silente
I segnali dell’ammutinamento, dicono i bene informati, c’erano già da tempo. Almeno da questa estate quando la chat Whatsapp messa in piedi dai dirigenti di Italia Viva, Cantiere Popolare, Udc e Idea Sicilia è rimasta “silente” per settimane. Un silenzio, si racconta, spezzato da un’incursione di Saverio Romano che avrebbe scritto più o meno così: “Non ci siamo visti più”. E in effetti alla fine la Balena bianca 2.0 si è arenata.
La crisi di Italia Viva
Tante le variabili che hanno portato alla messa in standby del progetto sugellato da tanto di carta dei valori appena qualche mese fa. In primis la crisi di Italia Viva che in Sicilia ha perso pezzi da novanta del calibro di Luca Sammartino, Valeria Sudano e Giovanni Cafeo. Gli ingressi nella Lega hanno dato un colpo ferale alla tenuta della compagine renziana e potrebbero avere segnato l’inizio di una ulteriore diaspora di deputati e amministratori locali.
I dubbi dei centristi
Complice l’incertezza del quadro nazionale e della partita per il Quirinale il futuro dei renziani è sempre più appeso a un filo. Fondamentale sarà la partita delle amministrative palermitane per sondare la tenuta della roccaforte di Davide Faraone. L’Udc di Lorenzo Cesa che a Roma tesse un fitto dialogo con Matteo Salvini si è defilata dalla mega ammucchiata centrista, gli uomini di Idea Sicilia e soprattutto quelli di Cantiere Popolare rimangono così alfieri solitari dell’operazione che nel frattempo è evaporata.
I possibili scenari
“Qualcosa al centro ci sarà di certo in Sicilia”, continuano a sussurrare tra i corridoi dei palazzi palermitani. E c’è chi è pronto a scommettere che il tentativo potrebbe avere tra i protagonisti la Dc di Totò Cuffaro e perché no attirare quantomeno la curiosità di qualche autonomista che al netto del patto d’acciaio con la Lega oggi vede alcuni margini di manovre elettorali più risicati per via dei nuovi ingressi nella formazione salviniana. Insomma, la ricerca di un centro di gravità permanente in Sicilia difficilmente sarà archiviata.