PALERMO – L’idea che mette d’accordo tutti è quella di un nuovo partito di centro. Un nuovo soggetto politico che sia in grado di catalizzare l’attenzione dei cattolici impegnati in politica, raccogliere l’eredità della Democrazia cristiana e occupare uno spazio politico che potrebbe crescere sempre di più. Nome e simbolo, tuttavia, sono ancora un punto interrogativo.
C’è voglia di centro in Sicilia
La culla di questa ritrovata ‘voglia centrista’ è la Sicilia, anche se il progetto è di respiro nazionale. All’indomani delle Europee, dati alla mano, i protagonisti del centro ‘Made in Sicily’ avevano già iniziato a ragionare sull’ipotesi di una casa comune. La lista Forza Italia- I Moderati, con il supporto di Dc e Mpa, aveva portato a casa il 23,7% nell’Isola, portando i leader dell’area a interrogarsi sulla percorribilità della strada che conduce a un nuovo soggetto di centro.
Cuffaro e Romano, tandem centrista
Forza Italia ha però preso una strada autonoma, rinvigorita a Roma anche nel ruolo di outsider di Fratelli d’Italia, e anche Lombardo per ora balla da solo. Le grandi manovre al centro stanno quindi proseguendo tra Totò Cuffaro, leader della Nuova Dc, e Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati.
Rapporti freddi tra Noi Moderati e FI
La formazione di Maurizio Lupi non nasconde il suo disappunto per gli atteggiamenti di FI nei confronti del partito con il quale era stato siglato un patto federativo alle Europee. Nessun riconoscimento è arrivato livello nazionale da parte di Antonio Tajani ma il malcontento di Noi Moderati riscende tutto lo Stivale, tocca diverse situazioni locali nelle regioni del Sud e arriva fino alle sponde della Sicilia.
Nell’Isola, a fronte del contributo di preferenze apportato alla lista per le Europee, il partito di Romano non ha ottenuto nulla dalle scelte del governatore Renato Schifani: da qui la decisione di andare avanti per la propria strada, senza rompere i vincoli di coalizione ma gareggiando con i forzisti per occupare lo spazio al centro.
Arrivano Rotondi e Cesa
Alla comitiva si è aggiunto anche Gianfranco Rotondi (deputato FdI), che ha sotterrato l’ascia di guerra con Cuffaro sull’eredità democristiana, e presto potrebbe arrivare anche l’Udc. Il partito di Lorenzo Cesa, l’unico autorizzato a utilizzare lo scudocrociato che fu della Dc, tra un mese ragionerà sul da farsi in un incontro ad Assisi. Previsto, tra gli altri, l’intervento di Ettore Rosato, ex renziano e oggi numero due di Carlo Calenda in Azione.
In casa Udc si guarda con interesse al nuovo soggetto politico, tuttavia l’aspirazione di Cesa sarebbe quella di una nuova entità autonoma dal centrodestra. Un partito che sia capace magari di attirare l’interesse di quanti, nel Pd, non si riconoscono nello spostamento a sinistra voluto da Elly Schlein.
L’ok di Meloni all’operazione centrista
Cuffaro e Romano, invece, non intendono allontanarsi dall’attuale coalizione di governo. L’operazione ha la benedizione di Giorgia Meloni, che ha da sempre un filo diretto con Romano. La premier guarda con sospetto alle mosse di Forza Italia, che sollevando il tema dello ‘Ius Scholae’ ha già mandato un segnale preciso agli alleati, ed è per questo che dalle parti di Palazzo Chigi si guarda con favore al nuovo partito di centro per disinnescare l’intraprendenza dell’alleato forzista.
Carte scoperte alla Festa della Dc
Cuffaro, dal canto suo, sembra entusiasta della possibilità di dare un respiro nazionale al suo ritorno in politica e non si impunterà sul nome. Sarà la Festa dell’Amicizia di ottobre lo scenario nel quale tirare le somme. La ritrovata kermesse democristiana si terrà dal 18 al 20 ottobre. La location è ancora in forse: l’ala forte del partito vorrebbe rendere l’appuntamento stabile a Ribera, città del capogruppo all’Ars Carmelo Pace, mentre altri chiedono che la manifestazione sia itinerante.
Opinioni diverse, tra i protagonisti del racconto, anche sul nome del nuovo partito. C’è chi, come Cuffaro, vorrebbe riportare in vita la Democrazia cristiana che fu, ma quest’idea non entusiasma Lupi, che opterebbe per un nome più moderno. Divergenze superabili, soprattutto se al tavolo ci sono gli eredi di una cultura politica che ha fatto del dialogo e della trattativa uno stile di vita.
*Aggiornamento
Sulle grandi manovre al centro è intervenuto il deputato nazionale Nino Minardo, artefice del patto Lega-Udc: “Quando si parla di Centro vengono sempre evocate le grandi manovre ma sarebbe ora di fare posto ai grandi ideali”, ha affermato.