PALERMO- Si fa poco sport e si fuma anche meno. Nella patria della dieta mediterranea però crescono le persone in sovrappeso, sebbene diminuiscano quelle che fanno uso di antidepressivi. Ci si vaccina poco, va male la raccolta differenziata e ci sono stati appena 55 donatori siciliani. Bene però l’assistenza ospedaliera per gli anziani che si rompono il femore. Da un’analisi dei trend del rapporto annuale “Osservasalute”, così, la Sicilia appare come una regione più sedentaria certo, ma anche abbastanza viziosa, a tavola soprattutto, che non vuole abbandonare alcune cattive abitudini che compromettono l’aspettativa di vita. Il tasso di fecondità nel 2015 è pari a 1,36 figli per donna. Tradotto significa che la media siciliana non garantisce il ricambio generazionale. Una diminuzione del 2,9 per cento che fa sì che sia un’isola più anziana che giovane.
L’aspettativa di vita subisce una battuta d’arresto. Perché nel 2015, nonostante il trend registri una media di 79 anni per gli uomini e 83 e mezzo per le donne, il valore cresciuto esponenzialmente negli anni passati è in netta diminuzione per entrambi i generi. Un vantaggio tutto femminile in termini di sopravvivenza che registra ancora un divario di 4 anni tra i due sessi. Anche la mortalità gioca a favore delle signore: l’1 per cento in meno dei decessi per gli uomini e lo 0,8 per le donne. Si conferma il boom degli ultracentenari, però. La popolazione ultracentenaria, infatti, continua ad aumentare: al primo gennaio del 2015 oltre tre residenti su 100mila hanno soffiato 100 candeline e oltre.
Si intravvede qualche timido miglioramento negli stili di vita dei siciliani, per esempio si fuma meno: la quota dei fumatori di tabacco tra i quattordicenni è pari solo al 19,8 per cento. In compenso però i siciliani sono sempre più grassi. Dal 2007, infatti, si registra un trend in crescita che, ad oggi, attesta il 38,8 percento dei diciottenni in sovrappeso e l’11,1 in stato di obesità. Complice probabilmente la dieta mediterranea che compromette anche l’attività sportiva. In controtendenza rispetto al valore italiano che vede ridotta la sedentarietà, in Sicilia il 60 per cento della popolazione dichiara di non praticare sport. I siciliani, dunque, sono tutti casa, tavola e divano.
Nel complesso, inoltre, i siciliani risultano ancora poco attenti alla propria salute e non adottano strategie preventive e stili di vita adeguati per proteggersi da malattie evitabili. I vaccini antinfluenzali, ad esempio, sono fatti solo dal 47,7 per cento dei sessantacinquenni. Viceversa, però, sono di poco diminuiti i consumatori di farmaci antidepressivi, cresciuti esponenzialmente tuttavia fino al 2010. Sul fronte della salute materno-infantile, invece, i cesarei sono in diminuzione. Decremento al 16,1 per cento che, di fatto, attesta la preferenza e la possibilità delle madri a preferire il parto naturale rispetto a quello chirurgico.
La spesa sanitaria pubblica pro capite crolla a picco. Nel 2014, in Sicilia è pari a 1.707 euro, registrando un trend in costante decrescita, in controtendenza rispetto al valore italiano, che attesta così un gap di 110 euro. Male la raccolta differenziata con il 12,5 per cento di rifiuti solidi urbani raccolti. L’assistenza domiciliare integrata, invece, registra un trend in aumento. Sono quasi l’81 per cento gli anziani assistiti e curati a domicilio, mentre il 60,4 dei pazienti di 65 anni viene operato entro due giorni per una frattura al collo del femore. Un dato importantissimo per la Sicilia che schizza alle stelle per questo tipo di assistenza ospedaliera e registra un aumento del 266 per cento. Pochi donatori ancora, però. Sul fronte trapianti, infatti, sono appena 55 i donatori siciliani rispetto ai 1.102 nazionali.
